Diouf, dalle strade del Senegal fino al Chieti

30 Settembre 2015

Non aveva mai giocato: in Italia coi risparmi della mamma, poi la casa famiglia di Silvi e la serie D

CHIETI. Diventare un calciatore è il sogno di tutti i ragazzi. Lo era anche per Alioune Jacques Diouf, 18 anni, che un anno e quattro mesi fa ha lasciato la famiglia e il suo Paese, il Senegal, per venire in Italia e inseguire il suo sogno.

Dopo tanti ostacoli, oggi Diouf è il portiere del Chieti e con le sue parate si è preso una maglia da titolare che difficilmente gli verrà soffiata. La sua storia è una favola a lieto fine. Fino a un paio di anni fa, Diouf giocava a calcio con gli amici per strada, a Joal, un piccolo villaggio del Senegal. Un giorno decide di lasciare la scuola e la famiglia e di venire in Italia per cercare fortuna.

La sua è una famiglia umile e la mamma Aminata Diakhatè gli paga il viaggio con i risparmi di una vita, circa 6mila euro. Quando arriva nel nostro Paese, viene accolto nella casa famiglia di Silvi perché è minorenne e senza accompagnamento. Diouf vuole diventare un portiere. E si presenta agli allenamenti del San Nicolò, dove impressiona per forza fisica e doti tecniche il direttore sportivo teramano Francesco Micciola. Si allena da ottobre a giugno con la squadra biancazzurra, ma non viene mai tesserato. L'estate scorsa viene avvicinato al Chieti da Celestino Natale, il mental coach della squadra, e inizia la preparazione. Bastano pochi allenamenti per convincere l'allenatore Donato Ronci: Diouf ha le carte in regola per difendere i pali di una squadra che vuole a tutti i costi la Lega Pro.

Il suo momento è arrivato: il portiere senegalese viene tesserato per la prima volta con una società di calcio. E Ronci gli dà subito fiducia consegnandogli le chiavi della porta. Tolta la prima partita con l'Agnonese dove non era ancora a disposizione, Diouf ha sempre giocato titolare e compiuto interventi decisivi. «Devo tutto a mia mamma», dice Diouf, «perché senza i suoi sacrifici non sarei potuto venire in Italia».

Ogni volta che la nomina, i suoi occhi diventano lucidi. «Mi manca tanto, la sento ogni giorno tramite Skype e Whatsapp. Ma qui sono felice perché ho realizzato il mio sogno. Non avevo mai giocato in una squadra e farlo nel Chieti è un onore». Bravo tra i pali, deve migliorare caratterialmente perché spesso è irruento e azzarda uscite spericolate. Ieri, ad esempio, in allenamento, è uscito a valanga su Riccucci che ha dovuto lasciare il campo per infortunio. Ma il portiere senegalese cresce bene sotto i consigli del “maestro” Domenico Delli Pizzi. «E' un ragazzo di prospettiva che ha grandi doti fisiche e ampi margini di miglioramento», spiega il preparatore dei portieri del Chieti. «Deve migliorare caratterialmente e nella difesa della porta, ma è molto reattivo e ha forza esplosiva».

«Puntiamo molto su di lui», aggiunge il ds Omar Trovarello, «perché è un portiere moderno che legge bene le azioni e anticipa i movimenti, giocando a volte da libero aggiunto. Ha grande tecnica, può fare carriera». Diouf concilia sport e studio e presto si iscriverà all'istituto tecnico industriale di Chieti. Vive in un appartamento di Brecciarola insieme ad alcuni compagni di squadra, tra cui il connazionale Ousmane Diop. Tutti lo chiamano Lino, soprannome che gli venne dato in Senegal da un amico di famiglia. E oggi, quel giovane portiere di colore, il primo nella storia del Chieti, è diventato il beniamino dei tifosi.

Giammarco Giardini

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