È ai domiciliari e continua a derubare Nadia e Bartolo: Di Felice finisce in carcere

21 Settembre 2024

Il pescarese stava scontando la pena per i precedenti raggiri ai danni della coppia ma si faceva ancora consegnare la pensione: incastrato dalle banconote segnate

PESCARA. Questa volta finisce in carcere Carmine Di Felice, 41 anni di Pescara. L’accusa è sempre la stessa, circonvenzione di incapace, così come la stessa è anche la vittima, Bartolo Beninato. Quest’ultimo e sua moglie Nadia Baldacci avevano già permesso, con la loro denuncia e con l’aiuto di Giulio Golia della trasmissione “Le Iene” che a suo tempo si occupò del caso, di far condannare Di Felice a due anni e mezzo di carcere per la precedente vicenda che risale a qualche anno fa.
Una vicenda secondo cui l’indagato avrebbe spillato nel tempo, nel corso dei fatti riferiti al processo, 80 mila euro con il miraggio di un lavoro che Bartolo avrebbe potuto trovare. Ma questa volta la situazione è forse ancora più grave perché Di Felice ha agito mentre stava scontando la pena ai domiciliari, sfruttando le due ore giornaliere di libera uscita che gli erano state concesse. E anche questa volta determinante è stato l’aiuto di Golia, rimasto in contatto con la coppia che soffre di disturbi psichici, e che ha consegnato agli inquirenti (pm Andrea Di Giovanni) il quadernino dove Bartolo aveva segnato le somme che ogni mese, in concomitanza con l’incasso della pensione, versava a Di Felice, non si sa bene con quale fine, forse sempre lo stesso della prima vicenda. E gli inquirenti sono andati a colpo sicuro segnando le banconote destinate all’indagato, per incastralo. Il gip Fabrizio Cingolani, che in base alla nuova norma prima di firmare la misura cautelare ha dovuto interrogare l’indagato, non ha avuto dubbi nonostante la giustificazione fornita al giudice dall’indagato (assistito dall'avvocato Antonio Di Blasio): e cioè che sarebbe stato lui a prestare soldi alla coppia, oltre a dargli pomodori e altre utilità.
«Di Felice», scrive il gip, «ha ottenuto a più riprese denaro da Beninato e dalla Baldacci, tanto da raccogliere una somma pari a 26mila euro, come risulta dal fondamentale riscontro del fermo dell’indagato, in possesso delle banconote segnate in vista della cessione delle stesse a suo favore da parte del Beninato, oltre che dalle ulteriori indagini inerenti ai tabulati telefonici, alle sommarie informazioni, ai servizi di pedinamento e ai brogliacci della vittima, contenenti il dettaglio delle somme date al Di Felice da parte della persona offesa». Dai tabulati, gli inquirenti hanno notato circa 600 attivazioni telefoniche di Di Felice con Bartolo nel periodo 2022/2024, che è poi quello preso in considerazione dall’accusa. E così sono iniziati i pedinamenti nei giorni in cui Bartolo ritirava la pensione all’ufficio postale. Viene seguito e fotografato quando la Fiat 500 di Di Felice lo incrocia e lo fa salire in auto. E scatta la trappola finale.
I soldi dell’ultima pensione, in accordo con le Poste, vengono segnati e, subito dopo l'incontro tra i due, Di Felice viene fermato dai poliziotti della squadra mobile e trovato in possesso di una parte di quei soldi segnati, nascosti sotto la suola della scarpa destra. A completare l'opera investigativa, il giornalista delle Iene, Giulio Golia, che invia alla polizia le immagini fotografiche del quaderno degli appunti contabili che Bartolo gli aveva inviato, da dove emergeva che da ottobre 2021 a maggio 2024 Bartolo aveva consegnato a Di Felice «26 mila e 400 euro in plurime dazioni che andavano dai 1.800 euro ai 2 euro».
Nel processo del 2019, la psicologa ascoltata dai giudici spiegò l’importante «patologia psichiatrica della coppia: un disturbo delirante cronico con distacco dalla realtà», evidenziando che la coppia era »altamente suggestionabile dalla vicinanza di questa persona», e cioè del Di Felice. E su questo avrebbe fatto leva Di Felice per continuare ad approfittare della coppia, pur essendo costretto in casa per scontare la precedente condanna.