A WOODLAND HILLS, L'8 MAGGIO

12 Agosto 2013

Questo racconto è tra i 15 in gara per il premio John Fante 2013. Oltre al titolo assegnato dalla giuria di qualità, sarà assegnato anche un premio dei lettori. Se vuoi far vincere questo scritto condividilo su Facebook, Twitter o Google+

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>John ...

Il suono che conteneva il suo nome si diffuse nella stanza all'improvviso.

Potevano essere le tre, forse le quattro del pomeriggio.

In genere a quell'ora il caldo e l'afa erano insopportabili e il sudore gli inzuppava la camicia, allora Joyce accorreva premurosa e gli asciugava il collo e la fronte, senza parlare. E senza parlare lo spingeva in un angolo della stanza fra la porta e la finestra, dove la corrente incanalava un poco d'aria e gli portava il profumo della magnolia appena sbocciata.

Era uno dei maggi più afosi da 20 anni a questa parte e la magnolia era sbocciata in anticipo. Beh, non avevano torto a definire Woodland Hills la zona più afosa di Los Angeles. Chissà come doveva essere il clima a Torricella, di maggio. Chissà. Nei ricordi di suo padre era una specie di Eden perduto, ma il vecchio Nick non era mai stato uno affidabile, no, decisamente. Certo non poteva esserci quest'afa opprimente e questa calura insopportabile. A mille metri di altezza le primavere sono miti e le estati calde il giusto, non come quest'afa opprimente della Valley, maledizione.

>John ...

Il suono che conteneva il suo nome risuonò ancora nella stanza, flebile.

Quella voce gli sembrò familiare, ma era passato tanto tempo, non poteva essere, no. Nemmeno provò a girarsi, a che sarebbe servito se ormai a malapena distingueva le ombre.

Joyce era uscita a comprargli il whisky e i sigari con buona pace dei medici, che dio li stramaledica. Tanto nemmeno ci provavano più a vietargli qualcosa, ormai era alla fine, chi negherebbe l'ultima sigaretta a un condannato a morte?

>John...

Era lei. Alla fine era venuta.

>Non ti aspettavo da queste parti.

>Lo so, neanch'io pensavo di passare.

>E allora, cos'è che t'ha fatto cambiare idea? La nostalgia dei bei tempi andati, di quando eravamo giovani e belli?

>Ho sentito alla radio che eri qua, ho pensato di passare.

>E alla radio che dicevano, che sto per tirare le cuoia?

>Veramente che le avevi già tirate, ma forse avevo capito male io.

>Oh, è così. Capire non è mai stato il tuo forte, Camilla.

>Avevo altre virtù ...

>Ed io non le ho colte, lo so, lo so, non c'è bisogno che lo sottolinei a un moribondo.

>Sarebbe stato un amore infelice John, volevo dirti questo, ma a modo mio ti ho amato, solo che non lo sapevo, allora.

>E sei venuta fin qua, nel cuore del caldo, per dire a un moribondo che non ne sarebbe valsa la pena? Ma tu sei veramente matta, sei la messicana più matta che io abbia mai conosciuto, vecchia mia.

Camilla annui , asciugando le lacrime col dorso della mano.

Si avvicinò alla carrozzina, gli prese le mani e se le portò al viso, sulle sue labbra.

Le baciò, le tenne premute ancora un istante poi guardò in direzione della porta.

Joyce era lì .

>Grazie di averlo fatto, le diceva con gli occhi, grazie di essere venuta.

>Addio John, sussurrò Camilla

>Addio John, amore mio, pensò Joyce, passandosi una mano fra i capelli.

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