Acqua contaminata dalla discarica, a Bussi dati allarmanti già nel 2004 ma per 3 anni nessuno agì

28 Marzo 2014

Dopo la relazione dell'Istituto superiore di sanità, che parala di rischio contaminazione per 700 mila persone, emerge che i pozzi inquinati furono chiusi nel 2007, ma l'allarme era stato lanciato tempo prima. Agli atti del processo anche una consulenza medica: rischio di linfomi e leucemie

PESCARA. Il 27 agosto 2007, cinque mesi dopo la scoperta della mega discarica, il direttore del reparto igiene delle acque interne Massimo Ottaviani viene ascoltato dal vice questore della Forestale Raffaele Biondi, parla di analisi di tre anni fa e dice: «Già dalle analisi analitiche dell’Arta del 2004, di cui ho preso visione solo oggi, è stata accertata la presenza di una serie di sostanze organiche, in particolare alogenoderivati» e, poi, aggiunge che «l’esistenza di discariche di rifiuti tossici in aree a monte delle zone di captazione di acque da destinare al consumo umano configura una situazione di potenziale rischio per la salute umana in relazione alla non prevedibile contaminazione delle acque sotterranee».

IL FATTO "Contaminata l'acqua destinata a 700mila persone"
Le analisi choc in versione integrale / Il videoreportage / Foto

Il verbale del 2007: rischio per la salute. E’ questo il primo verbale raccolto dagli inquirenti in cui, per la prima volta, un dirigente dell’Istituto superiore della sanità avverte di «un potenziale rischio per la salute», quello che poi sette anni dopo è stato suggellato dalla relazione dello stesso istituto da poco depositata al processo in Corte d’Assise e in cui si dice «che è stata distribuita acqua contaminata a 700 mila persone». All’epoca, i pozzi Sant’Angelo vennero chiusi eppure quello di Bussi, nonostante i numerosi ammonimenti, sembra essere stato un problema evitato. Ottaviani fa riferimento alle analisi dell’Arta del 2004 e a un periodo precedente alla scoperta della discarica, a una sorta di limbo in cui la magistratura non aveva ancora posto i sigilli alla mega-discarica di Bussi eppure erano già iniziate le riunioni con l’allora prefetto di Pescara e un fitto carteggio tra Arta, Aca, Asl e Regione che, però, non produsse nulla fin quando l’allora pm Aldo Aceto, che coordinò le indagini della Forestale diretta all’epoca da Guido Conti, non chiese il sequestro della discarica.

Il primo allarme nel 2004. Nel 2004 il primo allarme era arrivato dalla Asl che, in base alle analisi dell’Arta, aveva evidenziato – come scrisse – «uno stato di inquinamento» e nel 2005, durante una riunione in prefettura a cui parteciparono il pm, l’Ato, l’Arta e vari comuni, arrivò l’invito a chiudere i pozzi Sant’Angelo, bloccati poi nel 2007.

Il rischio per la salute nella consulenza agli atti del processo. Oggi è stata una relazione dell’Istituto superiore della sanità a certificare che sarebbe stata distribuita acqua contaminata e anche se, attorno alla discarica dei veleni, non è stato fatto uno studio epidemiologico approfondito agli atti del pm, di Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli, c’è comunque una consulenza del medico Ildo Polidoro che, nel corso del processo a Pescara, ha stilato due pareri: uno per l’avvocatura dello Stato riguardo la pericolosità delle sostanze rilevate nel sito e un altro per confutare una perizia presentata dalla difesa della Montedison.

Scriveva Polidoro, confutando il parere della difesa, che «la corretta analisi del problema in discussione non può ritenere esaustivo il solo riferimento alla cancerogenicità o genotossicità; sono da esaminare e valutare, infatti, tutti gli aspetti che in concreto determinano un effettivo e reale pericolo in relazione, ad esempio, all’accumulo in organi e parenchimi quali fegato e reni, con chiara evidenza scientifica della possibilità di determinare non solo patologie croniche quali epatopatie, neuropatie ed emopatie (linfomi e leucemie), nell’uomo e nella fauna, ma anche effetti acuti e, comunque, alterazione di quel fisiologico equilibrio che si connota come “benessere psico-fisico”».

Così, anche se in nuce e non in maniera esaustiva come ha fatto l’Istituto superiore della sanità, il rischio alla salute è stato un tema sempre presente, dai primi verbali di acquisizione alle consulenze. Nel frattempo, il processo in Corte d’Assise che ha portato alla sbarra 19 vertici e amministratori della Montedison riprende stamattina.

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