Acqua, via libera dalla Asl di Teramo: allarme cessato, si può bere

Fine dell’emergenza idrica per i 32 Comuni serviti dal Ruzzo: le nuove analisi fanno tirare un sospiro di sollievo

TERAMO. Non potabile per poco più di 12 ore. Di solito il tempo scorre veloce, ma queste sono state 12 ore lunghe e difficili per 300 mila cittadini in provincia di Teramo. Un incubo interminabile, scandito da allarmi e corse ai supermercati, con i principali organi amministrativi e politici del Teramano e della Regione mobilitati. Ore a tratti anche drammatiche, condite da sorprendenti colpi di scena, che il Centro ha provato a ricostruire.

leggi anche: La dirigente del Sian della Asl di Teramo Maddalena Marconi Acqua, ecco chi ha deciso il black out: «Vietare l’uso è la prassi» La dirigente del Sian spiega perché ha fatto chiudere i rubinetti. Lasciando tutti a secco. Il Ruzzo: non capiamo che cosa è successo. Strada dei Parchi: non è dipeso da noi

Non potabile per 12 ore. Alle 13,08 di martedì scorso il dirigente del Sian (servizio di igiene degli alimenti e della nutrizione) Maddalena Marconi ha emanato l’ordinanza che dichiara non potabile l’acqua che esce dai rubinetti di 32 comuni e che impone al Ruzzo la “messa a scarico” delle sorgenti a destra e sinistra del Traforo del Gran Sasso. All’1,56 della notte fra martedì e mercoledì firma una nuova ordinanza in cui revoca la disposizione precedente «pertanto l’acqua può essere destinata a uso potabile».
Caos in provincia. E nelle 12 ore fra le due ordinanze è stato il caos. L’ordinanza è stata comunicata al Ruzzo solo dopo l’emissione e il gestore ha ottemperato immediatamente. Alle 17,47 il Ruzzo ha inviato una nota alla stampa, informando della situazione e allegando l’ordinanza. Si è scatenato il panico nella popolazione, con un vero e proprio assalto ai supermercati per acquistare bottiglie di acqua.

Teramo, assalto al centro commerciale dopo il divieto di uso dell'acqua
Il divieto di utilizzare l'acqua per uso alimentare ha scatenato ieri a Teramo e negli altri 31 Comuni dove era scattato il provvedimento una vera e propria caccia alla bottigilia di acqua minerale. Ecco cosa è accaduto martedì sera al centro commerciale Gran Sasso di Piano d'Accio. (video di Luciano Adriani)

Alle 19 è stato convocato un vertice in prefettura, anche su richiesta del Ruzzo, il quale ha annunciato che avendo messo “a scarico” metà delle sorgenti, entro un numero imprecisato di ore - presumibilmente un giorno - praticamente quasi tutta la provincia sarebbe rimasta a secco. A presiedere il tavolo il presidente Luciano D’Alfonso e il prefetto Graziella Patrizi. E’ emersa subito evidente una peculiarità della situazione: la decisione era stata presa in base alla comunicazione fatta dall’Arta al Sian su alcune caratteristiche organolettiche - “odore e sapore non accettabile” - ma non su analisi vere e proprie. Capito questo, i campioni inviati all’Arta con procedura ordinaria e quindi non ancora esaminati sono stati immediatamente presi in esame dai laboratori che sono rimasti aperti per buona parte della notte. Le analisi ripetute quattro volte per sicurezza a distanza di un’ora, hanno confermato che i parametri erano tutti nella norma. E così all’1,56 è arrivata l’ordinanza di revoca.

leggi anche: Il geologo: «Sparite tante sorgenti del Gran Sasso» Adamoli da anni denuncia i misteri e gli interventi che hanno ridotto del 60 per cento della portata

Nuovo vertice in prefettura. Ieri mattina si è tenuto un nuovo tavolo in prefettura, presieduto questa volta dall’assessore regionale alla sanità Silvio Paolucci. Si è deciso di continuare a monitorare la situazione con due prelievi al giorno. E anche di stabilire per il futuro che atti del genere devono essere confermati da analisi eseguite entro un’ora e non dopo più di nove, come avvenuto in questo caso. Il tavolo si è sciolto, in attesa dell’arrivo delle analisi sui campioni prelevati martedì pomeriggio in diversi punti della rete.
Le analisi sull’acqua. Risultati arrivati ieri pomeriggio e comunicati dall’Arta alla Asl e alla prefettura. Tutti i parametri sono risultati nella norma. Ci sono tracce di alcune sostanze, tutte abbondantemente sotto ai parametri fissati dall’Organizzazione mondale della sanità: cloroformio da meno di 0,1 a 0,4 ug (microgrammi)per litro, diclorobromometano da meno di 0,1 a 0,2 ug/l, bromoformio sempre meno di 0,1 ug/l e, fra altre sostanze il toluene da meno di 0,1 a 0,1 ug/l. Accettabili odore, sapore, colore e torbidità. Le analisi commissionate all’università di Padova, su un numero ancora maggiore di sostanze, probabilmente saranno pronte oggi.

leggi anche: «Ci vuole un’indagine su tutto l’Abruzzo» Le scene di panico allarmano il Codacons. Che attacca e pretende chiarezza

Pool di magistrati. Queste, ed altre carte, saranno certamente vagliate dalla magistratura che ha già aperto un’inchiesta per reati ambientali dopo quella già avviata sui fatti di agosto. Il procuratore Antonio Guerriero coordina le indagini affidate a un pool di magistrati composto da Stefano Giovagnoni, Davide Rosati e Greta Aloisi. Già nella serata di martedì sono state raccolte le prime testimonianze di rappresentanti del Ruzzo, del Sian e dell’Arta.
In queste ore il carabinieri del Noe, delegati dalla procura, procederanno all’acquisizione della documentazione.

@RIPRODUZIONE RISERVATA