Adescato sul sito di incontri e derubato dopo il sesso in casa: spariti tutti i gioielli

Il racconto della vittima: «Mi ha chiesto di uscire per andare a comprare l’acqua frizzante, al ritorno era sparito l’oro». L’autrice del colpo incastrata dalle telecamere del condominio: è una romena di 41 anni, già in passato arrestata
PESCARA. Era una promessa d’amore nata dietro lo schermo di un cellulare, una relazione sbocciata tra i pixel di un’app di incontri e destinata a infrangersi contro la realtà di un inganno meticolosamente pianificato. Una storia di seduzione e tradimento, orchestrata, secondo l’accusa, con la fredda lucidità di un copione criminale. Un uomo di Pescara credeva di aver trovato una nuova compagna, una donna con cui costruire un futuro, ma si è ritrovato invece spogliato della fiducia e di un tesoro in gioielli e ricordi del valore di diecimila euro. Il sipario su questa messinscena sentimentale è calato con una richiesta semplice, quasi banale: una specifica marca di acqua frizzante. Era il pretesto che ha permesso alla donna di svanire con il bottino, lasciando dietro di sé soltanto il sapore amaro della beffa. Ora, al termine di un’indagine dei carabinieri, la procura della Repubblica di Pescara ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a Ramona Elena Dinga, 41 anni, di origine romena, accusata di furto in abitazione e difesa dall’avvocato Corradino Marinelli.
Tutto ha inizio il 9 agosto 2023 su Badoo, una delle tante piazze virtuali dove la solitudine cerca compagnia. Un pescarese avvia una conversazione con un profilo il cui nome è «Indianca». La chat scorre fluida, la conoscenza si approfondisce rapidamente, passando dai messaggi alle videochiamate che accorciano le distanze. Si crea un legame, una confidenza tale da far sembrare il salto nel mondo reale il passo più naturale. L’invito dell’uomo è un’apertura di credito totale: vieni a casa mia, vediamo se quella scintilla digitale può accendere una relazione vera.
E così, il 13 agosto, la donna raggiunge Pescara con un pullman partito da Francavilla al Mare. Il primo incontro vicino al terminal degli autobus conferma le buone impressioni. Una volta giunti nell’abitazione dell’uomo, in centro a Pescara, la donna si cala nella parte della compagna premurosa. Come lui stesso metterà a verbale nella denuncia, lei si mette subito a proprio agio: si prende cura della casa, la sistema, la pulisce, creando un’illusione di normalità domestica.
Tra il 13 e il 17 agosto trascorrono ore insieme tra faccende e momenti di intimità, culminati anche in un rapporto sessuale. Escono a pranzo e, in una di queste occasioni, la donna scatta alcune foto che condivide con la sua famiglia; con l’uomo si parla della volontà di cominciare una relazione stabile. Per la vittima sono giorni che profumano di un nuovo inizio, di un progetto di vita a due che prende forma con naturalezza. Non può sapere che, secondo gli inquirenti, quei gesti fanno parte di una strategia studiata per abbassare le sue difese.
Dietro la facciata idilliaca, il piano prosegue. La donna introduce una crepa nella sua narrazione: racconta di una situazione difficile in Romania, una madre anziana bisognosa di cure e tre figli a cui badare. Il 17 agosto la storia si fa più pressante. Durante una telefonata con la madre, Elena scoppia a piangere e chiede al nuovo amico 300 euro per le spese mediche dell’anziana. Impietosito da quelle lacrime, l’uomo non esita: le consegna volontariamente i dati della sua Postepay. È il primo, decisivo test sulla sua fiducia, un esame superato che apre la strada all’atto finale.
Tutto il giorno lo passano l’uno accanto all’altra, e il copione arriva dunque alla conclusione. La coppia trascorre la mattinata e pranza insieme, in un clima di apparente normalità. Nel pomeriggio, la donna avanza una richiesta innocua: chiede di uscire a comprare dell’acqua frizzante, insistendo sulla marca Uliveto. Ma l’uomo è già insospettito: poco prima aveva ricevuto una telefonata da un presunto parente di lei che chiedeva se nei pressi dell’abitazione ci fosse una farmacia. Decide allora un contro-inganno: asseconda la richiesta, esce di casa ma, invece di recarsi al negozio, attende pochi minuti e rientra. L’intuizione è fondata. Tornando nell’appartamento, trova la casa vuota. La donna è svanita. E con lei, una cassetta di metallo che custodiva una vita di risparmi e affetti: un orologio da donna marca Longines con cassa e cinturino in oro, una spilla da cappotto a forma di nodo in oro, un cammeo con cornice in oro, un bracciale in oro a maglia semirigida con un ciondolo raffigurante la dea bendata e altri monili.
La denuncia fa scattare le indagini dei carabinieri della stazione di Pescara Scalo. Il punto di partenza sono il racconto della vittima e alcuni elementi cruciali: le immagini del sistema di videosorveglianza del condominio e i video che la donna aveva inviato durante l’approccio telematico. La prima pista si complica: il numero di telefono utilizzato da «Indianca» risulta intestato a una donna di 39 anni, anche lei romena, residente a Ladispoli. Il confronto tra la sua fototessera e le immagini della presunta ladra mostra però persone diverse.
La svolta arriva quando i militari interrogano la trentanovenne: dice di non ricordare quell’utenza, ma ammette di aver ospitato per circa una settimana, in primavera, una conoscente di nome Ramona. Messa di fronte alle foto fornite dalla vittima, la riconosce senza esitazioni.
Da quel momento, l’identità fittizia di «Indianca» crolla. Quella «Ramona» viene identificata ufficialmente come Ramona Elena Dinga, nata in Romania il 19 dicembre 1983. Un controllo nei database delle forze dell’ordine rivela che non è un nome nuovo: la donna risulta essere stata arrestata in precedenza, il 28 ottobre 2022, e poi rinchiusa nel carcere di Civitavecchia.
I tasselli del mosaico vanno al loro posto, consentendo al pubblico ministero di Pescara, Andrea Di Giovanni, di chiudere le indagini contestando il furto in abitazione. L’epilogo di questa storia d’amore digitale è ora racchiuso in un fascicolo giudiziario, fredda cronaca di un inganno eseguito con spietata professionalità. Una richiesta banale, una bottiglia d’acqua, è bastata per chiudere il conto di una relazione mai esistita.
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