ADESSO MENO TWEET E PIU’ FATTI

Il Renzi Primo ha smentito Matteo pié veloce. Lunga è stata lunga. Due ore e mezzo sotto esame davanti a Re Giorgio: lima qua, aggiusta là, convinci quello. Come lo stesso Napolitano ha rivelato, il tempo trascorso da Matteo Renzi al Quirinale è servito al neo-premier per completare accordi e definire i nomi nelle caselle giuste, mentre il Presidente della Repubblica continuava a svolgere gli affari correnti. Ma alla fine è stata la volta buona. Anzi come si scrive adesso, al tempo di twitter, #lavoltabuona.

Il nuovo governo nasce nel segno delle novità che di per sé non sono garanzia di bontà. Il presidente del consiglio più giovane della storia repubblicana e più giovane persino tra i colleghi in carica attualmente in Europa. Anche l'età media dell'esecutivo è la più bassa che si ricordi. Metà donne. Tanti esordienti. E un Renzi che pure nel momento emozionante dell'esordio non rinuncia a interpretare se stesso, il Matteaccio dalla battuta pronta e dall'ego prorompente. Comunicare, sa comunicare. Buca lo schermo, dicono gli esperti. E ieri sera, con i tg in diretta e le domande senza audio dei giornalisti, non avrebbe più abbandonato la scena se non avesse saputo che alle sue spalle incombeva Napolitano per dire la sua sul nuovo governo.

Insomma consumato l'omicidio politico di Enrico Letta, il Pd si ritrova con un segretario-premier che sembra finalmente farsi capire dalla gente comune. Persino nel più solenne rito quirinalizio, la lettura della lista dei nuovi ministri.

Sono solo 16, uno in più del De Gasperi III, come lo stesso Renzi ha voluto sottolineare. E forse, mentre lo diceva, pensava: sono ganzo come un Padre della Repubblica. L'inesperienza è la cifra dominante nella pattuglia del Pd, oltre che la fedeltà - per ora - al suo leader. Sacrificata Emma Bonino la cui conoscenza internazionale non l'ha preservata dalle conseguenze della incerta gestione del dolorosa vicenda dei due marò italiani trattenuti da troppo tempo in India. Ora tocca alla giovane Federica Mogherini, una incognita per chi non mastica politica tutti i giorni: dimostrerà maggiori capacità?

Al dicastero-chiave del'Economia va ancora una volta un professore, Pier Carlo Padoan, buone relazioni in Europa ma anche con uomini politici della sinistra tradizionale, Massimo D'Alema e Giuliano Amato. Nonostante la rottamazione, a volte ritornano. Facili battute a parte, è sul terreno della tassazione, delle risorse disponibili, della nuova occupazione che il gabinetto Renzi si gioca la partita decisiva. Una partita che non riguarda solo un leader o un partito, ma l'Italia intera. Perché il paese ha bisogno di lavoro e sviluppo. Come il pane. Non è retorica. Infatti sono i bisogni primari ampiamente a rischio.

L'ottimistica tabella di marcia annunciata da Renzi entro l'estate prossima è destinata a subire ulteriori modifiche: un paese allo stremo ha bisogno di segnali concreti e immediati. Altrimenti quale sarebbe la differenza tra il nuovo premier e Letta? Un rimpastino camuffato. Renzi poco più di tre mesi fa era solo il sindaco di Firenze che a. mbiva alla conquista di un partito. Da lì a Palazzo Chigi è stato un crescendo.

Che lo sia finalmente anche per la vita dei cittadini. Da oggi, dunque, dopo il giuramento, meno tweet più fatti.

l.vicinanza@finegil.it

@VicinanzaL

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