Ospedale, ancora file di ore

Al Pronto soccorso attese record. E a Penne e Popoli mancano medici e infermieri

PESCARA. Sette ore per farsi visitare quel braccio che fa male, sei per far controllare la brutta escoriazione rimediata dal figlio, cinque per le contusioni dopo un incidente stradale. Sono ancora...

PESCARA. Sette ore per farsi visitare quel braccio che fa male, sei per far controllare la brutta escoriazione rimediata dal figlio, cinque per le contusioni dopo un incidente stradale. Sono ancora da brivido i tempi di attesa per i codici bianchi e verdi al pronto soccorso del Civile, falcidiato da carenze di personale, afflussi da record e tagli. E adesso è allarme rosso anche nei pronto soccorso di Popoli e Penne: per coprire i turni minimi mancano in totale tre medici e quattro infermieri.

Alle undici del mattino la s ala d’attesa del pronto soccorso di Pescara è già piena e i malati, gravi e meno gravi, continuano ad arrivare. Le porte automatiche sembrano quelle di un grande magazzino nel primo giorno di saldi, è un apri e chiudi continuo. E poi ci sono le ambulanze e le macchine private che arrivano a tutta velocità con l’anziana sanguinante, l’amico che forse ha un infarto in corso, il collega che non si sente affatto bene.

In fila al triage ci sono Patricia Padovani e il marito. «Sa cosa ci facciamo qui?», chiedono ironici, «siamo venuti a ritirare gli esami di mia suocera, ischemica e infartuata. L’abbiamo portata qui sabato scorso, intorno alle 10 del mattino. L’hanno visitata subito ma per avere i risultati degli esami abbiamo aspettato fino alle 18.30, poi abbiamo firmato e l’abbiamo portata a casa. Era stata per ore in una stanza senza finestra con altre due persone, non ce la faceva più». Gli esami della signora, però, non sono in Pronto soccorso, stanno in laboratorio. E non si trovano. Ma quando il figlio si arrabbia e va a denunciare il disservizio al posto fisso di polizia magicamente l’addetto al laboratorio li trova. Carlo Santacroce e la moglie arrivano in ospedale intorno alle 10.40: hanno avuto un incidente non grave con l’auto e vogliono farsi dare un’occhiata. Alle 16.20 la moglie è ancora in attesa, il marito ha fatto già i primi esami ma non ha ancora finito.

A Dario Ciarcelluti va peggio. Giovedì scorso si è fatto male al lavoro. Niente di grave, ma il medico gli ha detto che per aprire la pratica di infortunio deve passare dall’ospedale, così si è armato di pazienza e alle 10.30 si è presentato al Civile. «Credo che si a soccorso più che pronto», ironizza nella lunga attesa. Riesce a uscire solo alle 17. «Qua è sempre un manicomio», dice sconsolato Enrico Morrone, che si è fatto male in bici e aspetta il suo turno.

Ai codici gialli, per fortuna, va decisamente meglio. Intorno alle 11 Dina Passaro esce con il marito che ha un braccio fasciato. «Siamo arrivati alle 8.30 e abbiamo già fatto tutto».«Questa volta mi è andata bene, mi hanno visitata subito», dice Franca Rosini, «tempo fa sono rimasta almeno 4 ore ad aspettare sul lettino con una gastroenterite». Nel corridoio interno, intanto, medici e infermieri saltano da un paziente all’altro nel tentativo di smaltire la coda tra un codice rosso e l’altro.

«Ieri è andata un po’ meglio rispetto a lunedì», dice il primario Alberto Albani, «abbiamo avuto meno casi gravi, ma i numeri parlano chiaro: dall’inizio di giugno abbiamo visitato più di 7200 pazienti, lunedì 318, ieri alle 15 ne avevamo già visti 187. C’è un iper afflusso perchè la gente si rivolge al Pronto soccorso anche per problemi che potrebbe risolvere dal medico di famiglia. I medici di famiglia dal primo giugno non ci sono più e per far fronte a queste richieste servirebbero sei medici in più e le sostituzioni dei dieci infermieri assenti».

Intanto anche a Penne e Popoli i pronto soccorso sono in emergenza. «A Penne mancano due medici, a Popoli un medico e quattro infermieri. Allo stato attuale i due presìdi sono in difficoltà anche a coprire i turni normali».

©RIPRODUZIONE RISERVATA