«Alaggio nel degrado ora il Comune ci affidi la gestione»

Appello dell’associazione Il Delfino: lo scalo è diventato un cimitero di barche abbandonate, pronti per una svolta

MONTESILVANO. «Questo non è quasi più un punto di alaggio ma è diventato un cimitero di barche abbandonate. Noi chiediamo al Comune di darci in gestione questo spazio sprofondato nel degrado in modo da poterlo ripulire e attrezzare per offrire servizi ai natanti». Parla così Ezio D’Anniballe che insieme a Remo Morè, Gabriele Di Salvatore, Giuliano Palumbo, Antonio D’Agostino, Giovanni Columbaro, Gabriele Cipriani e Vittorio Bianchi, tutti soci dell’associazione Il Delfino, chiede al Comune di avere in affidamento lo scalo di alaggio libero tra gli stabilimenti balneari Brigantino e Saturnia per trasformarlo «in un piccolo fiore».

La richiesta dell’associazione è al centro di una lettera inviata al dirigente comunale dell’Urbanistica Bruno Celupica: «Attualmente lo spazio della spiaggia si trova in uno stato di abbandono totale», scrive l’associazione, «vi trovano spazio tossicodipendenti, prostitute e ladri che portano via pezzi di natanti. E poi ci sono relitti abbandonati da anni. Solo grazie a noi», fa notare l’associazione sulla lettera spedita in Comune, «c’è una piccola cura».

D'Anniballe indica le barche dimenticate con gli scafi bucati: impossibile pensare che potrebbero andare in mare. E infatti un’ordinanza del Comune, approvata dopo un sopralluogo, stabilisce che tutti i relitti avrebbero dovuto essere portati via «entro le 12,30 del 29 marzo scorso». «Trascorso tale termine da intendersi in modo perentorio», sottolinea l’ordinanza non ancora applicata, «la rimozione e lo smaltimento saranno eseguiti d’ufficio declinando responsabilità». Il punto di alaggio resta una discarica: è per questo che D’Anniballe e gli altri del Delfino chiedono la gestione dell’area – che ha anche un verricello elettrico e bande per il passaggio delle barche sulla sabbia – «per poterne migliorare le condizioni sia di utilizzo che di decoro» e «la possibilità di avere l’illuminazione e migliorare la sicurezza dei confini con reti divisorie più decorose, pulizie dei natanti di cui sono sconosciuti i proprietari e abbandonati da anni». ©RIPRODUZIONE RISERVATA