Appello del Coni: riavviare  anche gli sport di contatto 

Il presidente Imbastaro alla Regione: «Solo l’Abruzzo è ancora fermo»

PESCARA. Lo sport abruzzese reclama maggiore attenzione e lancia un appello alla Regione. Lo firma il professor Enzo Imbastaro, presidente regionale del Coni, a nome di quelle federazioni che non hanno ancora avuto il via libera per riprendere l’attività a tutto tondo dopo lo stop imposto dal Covid-19. Imbastaro lo ha fatto con una lettera alle autorità competenti per dare voce a un mondo che aspetta, mentre in altre regioni l’attività è già ripartita. Anche laddove il tasso di contagio è stato superiore. Si pensi ai corridori che vanno fuori dai confini per disputare le gare di ciclismo. O ai pugili che, a differenza degli altri, non possono prepararsi agli assoluti che si svolgeranno in autunno. E poi c’è la ripresa degli sport di base, in autunno, che si annuncia problematica alla luce dei protocolli imposti per evitare che il coronavirus torni a diffondersi. Tanta carne al fuoco per la massima espressione dello sport abruzzese a livello dirigenziale.
Presidente Imbastaro, sono arrivati i soldi promessi dalla Regione alle società sportive?
«Non ancora. La Regione ha stanziato circa due milioni di euro per aiutare lo sport di base a favore di quelle società che gestiscono gli impianti e di quelle che fanno attività. Gli uffici stanno predisponendo il regolamento per accedere ai finanziamenti. In più va detto che la Regione ha incrementato di 250mila euro il budget dellegge testo unico dello sport con cui finanziare gli eventi e le attività. E per il 2021 (riferito al 2020, ndr) ha aggiunto 500mila euro».
Non tutte le discipline sportive hanno ripreso l’attività.
«Sì, gli sport di contatto sono fermi al palo. Va detta una cosa: l’Abruzzo, grazie all’ordinanza numero 72, è stata tra le prime regioni in assoluto a riaprire allo sport. Sono rimaste fuori alcune discipline. Siamo partiti bene e con il passare del tempo, forse, non siamo stati all’altezza delle altre regioni».
Come mai?
«Non lo so, però è noto a tutti che l’Abruzzo è l’unica regione a non aver riaperto agli sport di contatto. Mi riferisco a pugilato, arti marziali, pallacanestro, pallanuoto, pallavolo e beach volley. Lo stesso dicasi per il ciclismo. Al momento, infatti, il trofeo Matteotti, previsto per il 29 agosto, non si potrebbe correre».
E perché?
«Io so che l’ordinanza sarebbe pronta, ma ci sarebbe un freno da parte delle autorità sanitarie. Così mi è stato detto. Io ho scritto nei giorni scorsi all’assessore allo sport Liris per chiedere di sbloccare la situazione. A ottobre, ad esempio, sono in programma i campionati giovanili di pugilato a Pescara. Ci sarà la possibilità di svolgere la manifestazione? Non solo. C’è un problema di competitività dei nostri atleti rispetto a quelli delle altre regioni che hanno avuto più tempo per prepararsi in vista dei vari campionati italiani. Non mi riferisco solo al pugilato, ma anche alle altre discipline».
Un altro tema caldo è quello dell’utilizzo delle palestre scolastiche da parte delle società sportive.
«Questo è un tema nazionale, sono scese in campo le varie federazioni. In primis quelle della pallavolo, della pallacanestro e della ginnastica. Si rischia di mandare gambe all’aria una buona fetta di società sul territorio. Nelle palestre scolastiche si svolgono anche le competizioni oltre che gli allenamenti, questo per dire dell’importanza dell’argomento. Negare all’utilizzo pomeridiano delle società sportive sarebbe un disastro».
Quindi?
«L’ufficio regionale scolastico mi ha detto che nulla è cambiato rispetto all’anno scorso e che, quindi, sono gli enti proprietari delle strutture a decidere. Vale a dire i comuni per le scuole elementari e le province per le medie e superiori. Lo scoglio può essere rappresentato dai consigli d’istituto che possono mettere il bastone tra le ruote. Io ho scritto a tutti per chiedere un incontro nel quale dibattere della vicenda che è spinosa, perché si rischia il collasso. Nella malaugurata ipotesi che le palestre resteranno chiuse al pomeriggio mi chiedo che cosa ne sarà di quei ragazzi che finiranno in mezzo alla strada? Mi chiedo quanto costeranno alla collettività in futuro? Ci si dimentica del ruolo dello sport a livello sociale. Non viene valutato fino in fondo la sua importanza».
Dopo l’estate ci saranno problemi per lo sport di base per ottemperare alle disposizioni anti-Covid?
«Penso di sì e mi auguro siano superabili con la forza che contraddistingue il volontariato. Le norme da rispettare, infatti, sono impegnative sia a livello economico che organizzativo. Nei dilettanti non ci sono quelle strutture necessarie per supportare questo impegno. Ma chi fa sport non molla mai, è abituato a saltare gli ostacoli. Conto sulla forza di resilienza del nostro mondo».
È allo studio la riforma dello sport da parte del ministro Spadafora. Sarebbe la terza nel giro di pochi anni.
«Lo sport funziona in Italia. In linea di massima, è un mondo che va. Per carità, c’è qualcosa da rivedere o da migliorare. Ma l’asse portante è funzionante. Da quello che leggo si vuole stravolgere l’organizzazione sportiva e non so fino a che punto tutto questo è positivo. Gli effetti, infatti, potrebbero essere deleteri se il testo rimarrà così come leggo sui giornali. Spero e confido in una mediazione per smussare gli angoli e salvaguardare quanto di buono è stato fatto nello sport sinora. Detto ciò, voglio sottolineare un fatto storico che merita di essere rimarcato: il riconoscimento dello status del collaboratore sportivo che questo Governo ha sdoganato attraverso il contributo di 600 euro al mese durante l’emergenza Covid-19».
A livello di impiantistica sportiva?
«Per come si sono messe le cose sarebbe un successo rivolvere il problema delle palestre scolastiche. Detto ciò c’è la legge Sport e Periferia dalla quale si può attingere con dei progetti per adeguare e ristrutturare gli impianti sportivi. Ci sono 140 milioni a disposizione; e si arriva a un massimo di contributo di 700mila euro per ogni iniziativa».
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