Asta del pesce a Pescara, un’altra notte da incubo

Maione: «Stanno rientrando tutte le barche, è un disastro». E Camplone minaccia «un’azione legale»
PESCARA. Ancora problemi per l’asta del pesce. Per la terza notte di fila, il sistema ha funzionato a singhiozzo creando disagi, nervosismo e malumore tra i pescatori. Tutto è iniziato con un black out totale del sistema informatico nella notte tra lunedì e martedì che ha costretto gli operatori a fare l’asta a voce, con l’intervento della polizia. Da quella sera, le cose non sono ancora tornate alla normalità e il problema sembra essere di difficile soluzione.
RITARDI E DISAGI
«L’asta è ormai obsoleta», dice senza mezzi termini Elio Maione, astatore storico del mercato cittadino. «Il sistema non va. Si interrompe. Se prima per fare una vendita di dieci barche ci mettevamo un’ora, ormai ce ne vogliono tre. Domani (oggi per chi legge, ndc) avremo un’affluenza importante, perché c’è Natale di mezzo, la richiesta è tanta e rientreranno tutte le barche, più di venti». Ieri i tecnici di Info Team hanno aggiunto dei cavi nuovi «visto che quelli attuali sono interrati da circa venti anni», spiega Maione, «e quindi ormai con l’umidità si sono completamente rovinati, con la speranza che questo risolva». Il Natale alle porte peggiora la questione, visto che la richiesta aumenta e i pescatori stanno facendo delle uscite straordinarie. «Vendere il pesce non è una cosa semplice», specifica, «richiede procedure fiscali e sanitarie ben precise che vanno seguite. Pensare di fare l’asta a voce come una volta richiede tempo e uno sforzo fisico non indifferente, e crea molti disagi».
LA NUOVA SEDE
Tutta la vicenda ha innescato non pochi malumori nella marineria, anche alla luce del fatto che da almeno due anni si parla del trasferimento del mercato nella ex stazioncina marittima sulla sponda sud del fiume Pescara. I lavori sono stati già fatti all’interno, ma tutto si è poi bloccato. La Regione aveva stanziato un finanziamento da un milione e 100 mila euro, di cui 400 circa per i lavori e la restante parte serve per la fornitura del software dell’asta. «I lavori sono stati fatti», specifica Massimo Pastore, consigliere comunale con delega ai Lavori pubblici, «ma poi la marineria ha richiesto la realizzazione di ulteriori spazi per lo stoccaggio del pesce in entrata e in uscita con celle frigorifere». Anche in questo caso i fondi ci sono già, perché il Comune a dicembre 2024 aveva richiesto altri due milioni di euro per il completamento del waterfront sul lato nord e per un ampliamento degli spazi, con l’aggiunta di container refrigerati. Ma sono subentrati altri due rallentamenti.
DOPPIO PROBLEMA
Il primo riguarda la necessità di realizzare un ingresso indipendente per accedere all’edificio, diverso da quello attuale. «Grazie all’aiuto della Regione», chiarisce Pastore «anche questo problema è stato risolto, creando un passaggio verso l’ex Cofa». Il secondo ostacolo invece deriva dall’entrata in vigore, lo scorso giugno, del Psda, il piano stralcio difesa alluvioni, che ha aggiornato le mappe di pericolosità idraulica del fiume Aterno - Pescara e che ha generato il blocco di molti cantieri. «Il Psda ha rallentato la progettazione», spiega ancora Pastore. «Abbiamo predisposto tutti gli studi richiesti e ora stiamo per chiedere una autorizzazione all’Autorità di Bacino distrettuale. Speriamo che entro primavera si possa concludere tutto il percorso».
MAI COSÌ MALE
Troppo, secondo Doriano Camplone, presidente dell’associazione Pesca professionale. «Sono mesi che il servizio si interrompe e poi riparte, ma mai si era verificata una situazione come l’altra notte. La procedura dell’asta ha dei tempi da rispettare per motivi commerciali, perché il pesce deve partire per entrare nel ciclo di trasformazione o nei negozi. Già da maggio scorso avevamo chiesto di risolvere questo problema, ma ci è sempre stato detto che interventi al sistema attuale non sarebbero stati fatti perché c’è in programma il trasferimento alla stazione. Trasferimento che è ancora fermo per tutti i problemi di spazio che ci sono. Va trovata una via d’uscita subito. Non possiamo aspettare la prossima primavera, perché così si mettono in difficoltà tutti gli operatori, gli armatori che portano il pesce e gli acquirenti. Arrivare tardi con le vendite comporta un deprezzamento del pesce. Ci sono tutti gli estremi per un’azione legale importante», conclude Camplone.

