PESCARA

Atti sessuali con l’alunna: docente sospesa 

La professoressa 55enne allontanata per un anno. A denunciarla la psicologa della scuola dopo le confidenze della ragazzina

PESCARA. Interdizione dall’insegnamento per la durata di dodici mesi e divieto assoluto di avere contatti di qualsiasi genere con la sua alunna. È la misura cautelare che il gip Francesco Marino ha disposto a carico di una insegnante di 55 anni di un noto istituto di Pescara, accusata di violenza sessuale nei confronti di una sua allieva minore di 16 anni, che all’epoca dei fatti contestati ne aveva poco più di 14.

Una storia venuta alla luce non perché la parte offesa, come spesso accade, ne aveva parlato con i genitori, ma a seguito della denuncia presentata dalla psicologa della scuola, sulla scorta delle confidenze della ragazza su quel rapporto anomalo con la professoressa, che sarebbe sfociato in un rapporto sessuale che avrebbe fatto seguito a una serie di incontri clandestini nelle aule scolastiche. Incontri fatti di palpeggiamenti, baci, carezze che la ragazzina si sarebbe scambiata con la docente, affermando di non averli mai considerati come una costrizione.
«La minore», scrive il gip nella misura, «ha riferito di essersi sentita confusa, di aver iniziato a provare qualcosa per lei anche se ancora non lo realizzava». La ragazza aveva anche riferito, nel corso dell’audizione a sorpresa fatta a scuola alla presenza di un altro psicologo (ma senza la presenza del legale dell’imputata e quindi non nella forma dell’incidente probatorio), di essersi sentita confusa e che «aveva capito che non era “solo bene”, ma che “era altro”. Ha spiegato», aggiunge il giudice, «che aveva sempre preferito come partners persone più adulte e che questa è stata la sua prima donna».

Il pm Gabriella De Lucia aveva chiesto per l’indagata gli arresti domiciliari, ritenuti però dal gip «sovrabbondanti rispetto allo scopo, apparendo sufficiente una misura che impedisca alla indagata di avere ulteriori contatti con la stessa persona offesa e con altre studentesse». Misura ritenuta comunque eccessiva dall’avvocatessa Carla Tiboni che assiste la docente, pronta a presentare ricorso al tribunale del Riesame e ad effettuare una serie di indagini difensive. Questo, anche in attesa che vengano depositate le risultanze della perizia sul cellulare della ragazza, sequestrato dalla polizia, per ricostruire tutte le chat, molte delle quali sarebbero state cancellate dalla stessa parte offesa.
I primi contatti tra le due risalirebbero alla fine del 2022, con dei messaggi ritenuti dalla stessa studentessa piuttosto particolari proprio perché scritti dalla prof. Tutto cambiò a Natale 2022 quando quel rapporto diventò più esplicito.
La professoressa su WhatsApp le mandava messaggi anche durante la notte, le esternava affetto e apprezzamenti fisici, con frasi del genere: “quanto ti voglio bene, quanto sei bella, ti sta bene la maglietta...sei bona” che la ragazza interpretò in maniera scherzosa affermando, durante la sua testimonianza, che «pure io glielo dicevo anche perché lei è davvero una bella donna». Poi arriva l’unico appuntamento in casa della prof, dove avviene un rapporto sessuale. L’anno successivo gli incontri a scuola si diradano anche perché gli orari erano cambiati e vedersi diventava più complicato: «Gli incontri», scrive il gip, «avvenivano in laboratorio o in bagno, si baciavano ma non c’era più stato un rapporto completo come quello avvenuto a casa della professoressa». Poi le prime gelosie della prof, i primi litigi e la freddezza della ragazza che voleva troncare quel rapporto sentimentale (durato fino a marzo scorso). Secondo il gip, al di là del fatto che la ragazza fosse consenziente, il reato resta comunque. «Appare rilevante», scrive, «il titolo dell’affidamento della minore, che determina l’instaurazione di un rapporto fiduciario che pone l’agente in una condizione di preminenza e di autorevolezza idonea a indurre la minore a prestare il consenso agli atti sessuali». E poi ancora che «il rapporto di affidamento tra precettore e allieva, vale a neutralizzare l'efficacia del consenso della minore».
Gli inquirenti avrebbero raccolto anche la testimonianza di un’amica e compagna della parte offesa, l’unica al corrente di quella relazione.