Auchan, sciopero contro gli esuberi

Oggi manifestazione davanti all’iper della Tiburtina, sono a rischio 37 posti

PESCARA. Oggi sciopero, come per tutti i dipendenti italiani del gruppo francese Auchan, presso le sedi dei centri commerciali dell’aeroporto e di Cepagatti, con un presidio che si terrà davanti all’ipermercato della Tiburtina, a partire dalle 10. L’azienda, di proprietà del miliardario francese Gérard Mulliez (il quale è titolare anche della catena di articoli sportivi Decathlon), ha dichiarato, per le sedi italiane, un esubero di 1.426 persone (in Italia sono 32 gli ipermercati del colosso francese, con 49 punti vendita e oltre 11.400 dipendenti).

Per quanto riguarda i dipendenti di Auchan-aeroporto, sorto nel 1998, gli esuberi sarebbero 37, a fronte dei 207 lavoratori del centro commerciale, mentre per quanto riguarda la sede di Cepagatti, il personale in più sarebbe pari a zero, come ha comunicato l’azienda.

Anche se i sindacati temono che essendoci, per la sede di Cepagatti, che conta 156 dipendenti, una richiesta di rinnovo dei contratti di solidarietà, in realtà degli esuberi saranno possibili. Forse al pari della sede dell’aeroporto.

Le motivazioni per lo sciopero di oggi, proclamato prima della dichiarazione della messa in mobilità dei 1.426 dipendenti, riguardano la richiesta, da parte dell’azienda, della sospensione del pagamento della quattordicesima, l’inquadramento di tutto il personale ad un livello inferiore e la revisione di altri istituti contrattuali. Un «no», a queste richieste aziendali da parte dei sindacati, «che ha prodotto», ha spiegato Lucio Cipollini segretario provinciale di Filcams Cgil, «la dichiarazione di messa in mobilità dei 1.426 lavoratori», ulteriore motivo allo sciopero di oggi.

Intanto, nei giorni scorsi è intervenuto anche Patrick Espasa, presidente e amministratore delegato di Auchan Italia. «Mi dispiace tanto, tantissimo, per 1.426 esuberi», ha sottolineato. «Ma devo pensare a salvare gli altri 10mila posti di lavoro. Non abbandoneremo l’Italia», ha aggiunto poi il manager, «né il Sud, tutt’altro. Né chiuderemo alcun ipermercato. Dobbiamo solo ripensare le nostre strategie». E a chi aveva pronosticato una crisi della grande distribuzione, Espasa ha risposto così: «Non è un declino dell’iper, anche se non possiamo continuare a vendere in sconto oltre il 40% dei prodotti. Non è più sostenibile». «Negli ultimi anni», ha spiegato, «quella che sembrava una crisi dei consumi si è rivelata per la grande distribuzione qualcosa di molto più profondo, un cambio di stile di vita dei consumatori italiani. In questo contesto, la redditività dell'azienda da alcuni anni si è progressivamente erosa, sino a raggiungere gravi livelli di perdita di esercizio non più sostenibili». Il giro d'affari della società si è ridotto da 3,2 miliardi di euro del 2010, a circa 2,6 del 2014».

Vito de Luca

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