Badanti, albo professionale contro il lavoro nero

Il Movimento 5 Stelle propone un elenco di operatrici per aiutare le famiglie A Pescara sarebbero centinaia le straniere in servizio senza contratti regolari

PESCARA. A Pescara è impossibile conoscere il numero esatto delle badanti che prestano servizio nelle abitazioni e nelle case di cura per assistere gli anziani. Nessuno ha dati precisi, perché il fenomeno del lavoro nero in questo settore, svolto talvolta da stranieri senza permessi, è diffusissimo. Ma ora le cose potrebbero cambiare. In consiglio regionale si discuterà presto una mozione, presentata dal consigliere del Movimento 5 Stelle Domenico Pettinari, per istituire un apposito elenco di badanti. Una sorta di albo professionale per aiutare le famiglie a scegliere, ma anche per tentare di debellare quei fenomeni di illegalità che ruotano intorno a questo mestiere. Le Asl di altre province abruzzesi si sono già mosse in questo senso, istituendo dei propri elenchi. Lo stesso ha fatto il Lazio, che ha un registro da quasi dieci anni. Pescara risulta in forte ritardo.

La proposta. La mozione di Pettinari prevede l’impegno della giunta regionale a regolarizzare la professione delle badanti, in particolare all’interno delle case di cura e degli ospedali. «La carenza di personale, che si registra in tutti i presidi ospedalieri», afferma il consigliere regionale, «mette a rischio non solo il regolare svolgimento delle attività e dei servizi sanitari, ma incrementa considerevolmente l’offerta di prestazioni in nero». «Inoltre», prosegue l’esponente dei 5 Stelle, «a seguito della crisi e della conseguente esigenza delle famiglie di ricercare soluzioni di assistenza meno onerose, seppur meno specializzate, ha implementato un fenomeno, per sua natura assai sfuggevole e difficilmente fotografabile, di utilizzare badanti non regolarizzate».

Secondo il consigliere, sarebbero centinaia le donne che svolgono l’assistenza in maniera irregolare, concentrate soprattutto nelle corsie degli ospedali e in strutture sanitarie private e accreditate. «Le cosiddette badanti in nero», fa presente Pettinari, «assistono i pazienti soprattutto durante i pasti e il riposo notturno, in sostituzione dei familiari, dietro compensi che, visto l’importo contenuto, sfuggono facilmente ai controlli fiscali, incrementando così, oltre all’evasione, il cosiddetto caporalato». Sarebbero frequenti i casi di badanti o di imprese organizzate che lasciano i loro biglietti da visita nei reparti degli ospedali, nonostante sia vietato. «Un sottobosco», rivela, «fatto di passaparola, suggerimenti da parte del portiere, delle infermiere degli ospedali, o anche delle assistenti sociali, spesso non disinteressate a questo tipo di lavoro nero».

Le regole. Pettinari suggerisce, quindi, alla giunta regionale una serie di regole da seguire dopo l’istituzione di un apposito registro. A detta del consigliere, dovrebbe essere consentito l’accesso all’assistenza non sanitaria a pagamento al solo personale iscritto nell’elenco. L’ufficio accettazione della Asl dovrà rendere disponibili dei moduli in bianco che i familiari dei degenti bisognosi di assistenza potranno compilare indicando la cooperativa, l’associazione o la singola badante prescelta. Inoltre, dovrà essere vietato a tutto il personale sanitario di ospedali e case di cura di fornire assistenza non sanitaria dietro compenso, o di indicare nominativi e organizzazioni. Si suggerisce, infine, l’uso di un camice di colore arancione e un cartellino identificativo.

Cosa prevedono gli altri. L’azienda sanitaria di Lanciano, Vasto e Chieti, oltre al registro delle badanti, ha stilato anche un apposito regolamento per chi svolge assistenza agli anziani in ospedali e case di cura. Le badanti non devono intralciare il lavoro del personale sanitario e non possono somministrare farmaci, alimenti o bevande senza autorizzazione. Il Lazio, invece, ha fissato addirittura l’obbligo di una polizza assicurativa per le badanti.

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