Caramanico

Bancarotta per Franco Masci: nuova tegola giudiziaria per l’ex re delle terme

18 Settembre 2025

Dopo le indagini su Caramanico, chiesto il processo per il ruolo di amministratore che ha avuto nello stabilimento di Popoli

PESCARA. Nuova tegola giudiziaria e nuova richiesta di processo per Franco Masci. Per l'ex amministratore delle Terme di Caramanico (procedimento che è ora all'attenzione del giudice per l'udienza preliminare), arriva la richiesta di rinvio a giudizio anche per le Terme di Popoli.

Questa volta è l'unico imputato per il quale il magistrato (pm) Gabriella De Lucia ha chiesto il processo per rispondere di due specifiche accuse: la violazione del Codice della crisi d'impresa (art. 322), una bancarotta fraudolenta; e la bancarotta semplice (art. 323). Diciamo subito che le Terme sono tornate regolarmente in attività dopo l'inaugurazione fatta alla presenza del governatore Marco Marsilio, e questo grazie a una nuova gestione che non ha nulla a che fare con quella della famiglia Masci, che oltre a possedere quote delle Terme di Caramanico (poi dichiarate fallite), aveva fatto anche una seconda e diversa società per la gestione delle Terme di Popoli, che fortunatamente non sono arrivate al fallimento. In questo secondo caso c'è stata una espropriazione immobiliare e la struttura (così come anche tutte le attrezzature) è stata rilevata regolarmente all'asta dalla nuova società, le Terme Inn Popoli srl, società che, lo ripetiamo, non ha nulla a che fare con le vicende giudiziarie della famiglia Masci.

Le contestazioni mosse dal pm De Lucia, sono temporalmente riferite al giugno del 2023 e coinvolgono Masci quale «amministratore delegato dal 10 settembre 1996 e amministratore unico dal 24 giugno 2020 al 28 novembre 2022 della Terme di Popoli srl in liquidazione (così dichiarata dal tribunale di Pescara con sentenza 32/2023)».

Secondo l'accusa, nell'anno precedente la dichiarazione di apertura della liquidazione giudiziale, «a scopo di favorire, a danno dei creditori, taluno di essi, ha eseguito i seguenti pagamenti per un totale di 146 mila euro». Nella seconda ipotesi di reato contestata dalla Procura (bancarotta semplice), Masci, sempre nella stessa qualità di amministratore, «aggravava il proprio dissesto, limitandosi a presentare, con fini evidentemente dilatori, il 30 dicembre 2019, domanda di concordato preventivo con riserva. Procedura tuttavia dichiarata inammissibile dal Tribunale di Pescara, con decreto del 18 ottobre 2020, a causa dell'omesso deposito del piano concordatario ed astenendosi dal richiedere la liquidazione giudiziale in proprio, laddove la società era insolvente sin dall'anno 2013, atteso che a far data da tale anno la società aveva maturato un debito verso la Banca Caripe (in seguito alla sottoscrizione di un mutuo fondiario) pari a 1.929.702 euro. Un debito in riferimento al quale veniva poi notificato atto di precetto e successivo pignoramento ed instaurata la procedura esecutiva immobiliare n. 212/2015. Inoltre, il 31 dicembre 2020, la società registrava un patrimonio netto negativo».

Oltre alla corposa relazione della guardia di finanza ci sono a le informative e le relazioni del curatore, l'avvocato Duilio Manella, che ha analizzato tutti i passaggi tecnici, evidenziando anche il fatto che le cause dello stato di crisi della società avrebbero avuto come concausa la pandemia da Covid 19. «In effetti», scrive il curatore, «a causa delle restrizioni e delle chiusure temporanee imposte dall'autorità governativa per garantire il distanziamento, l'attività della società ha subito una notevole riduzione del proprio fatturato con conseguente difficoltà nell'adempimento dei propri obblighi».

Tutte questioni tecniche che verranno ripercorse davanti al giudice (gup) che dovrà decidere sulla richiesta di processo avanzata dalla Procura.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.