Bimbo morto in ospedale a Pescara: due mesi per la perizia

23 Settembre 2025

Dottori e professori nominati dalla Procura hanno a disposizione 60 giorni per consegnare nelle mani degli inquirenti una perizia tecnica che spieghi cosa potrebbe essere accaduto il 10 settembre nella sala parto del Santo Spirito

PESCARA. Sessanta giorni. Questo il tempo che dottori e professori nominati dalla Procura hanno a disposizione per consegnare nella mani degli inquirenti una perizia tecnica che spieghi, dal punto di vista sanitario, cosa potrebbe essere accaduto quella sera del 10 settembre nella sala parto dell’ospedale Santo Spirito, quando il piccolo Francesco è nato morto.

Ieri mattina il pm Gennaro Varone ha conferito l’incarico a un team di professionisti: tra questi ci sono il dottore Greco Pantaleo, consulente specialista in ostetricia e ginecologia e professore dell’Università di Ferrara, il professore Cristian D’Ovidio, il medico di Roma Eugenio Allegra (nominato dalla famiglia) e il medico Pietro Falco. A loro il compito di stilare la dettagliata perizia che esaminerà il momento e le cause del decesso, per poi permettere agli inquirenti di valutare l’esistenza di eventuali negligenze o imperizie professionali. Al momento un medico e un’ostetrica sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo.

Nei giorni scorsi, D’Ovidio, affiancato da Falco, ha eseguito l’autopsia sul corpicino del piccolo e su alcuni annessi materni. Dai primi accertamenti eseguiti sul corpo del neonato e sugli annessi materni, il piccino sarebbe morto per cause naturali, o meglio a causa di una problematica acuta negli annessi materni durante il parto. Un caso che, seppur raro, gli esperti spiegano essere una delle complicanze che si può verificare durante un parto. Non ci sarebbero state criticità, quindi, nel piccolo che appena nato non ha pianto.

Intanto, la salma del piccolo è stata restituita alla famiglia per l’ultimo saluto, già celebrato nella chiesetta di Atessa, città di origine dei due genitori chiusi nel dolore. Ed è stata proprio la giovane coppia, assistita dall’avvocato Italo Colaneri, a rivolgersi alla giustizia dopo il parto e far aprire l’inchiesta.