Bloccato a casa dalla troppa neve: «Così sono scampato all’inferno»

La testimonianza del cameriere di Farindola sopravvissuto alla tragedia dell'Hotel Rigopiano

FARINDOLA. A maggio prossimo, avrebbe festeggiato 5 anni da cameriere nel resort Hotel Rigopiano, mentre oggi si ritrova a parlare al passato di quelli che fino a pochi giorni sono stati il suo lavoro e la sua seconda famiglia.

Giovanni Nebbioso (nel tondo a destra), cameriere di 39 anni di Farindola, dove vive con la moglie Flavia e tre splendidi bambini, è uno dei dipendenti del Rigopiano scampato alla valanga che ha spazzato via il resort e la vita di 29 persone tra dipendenti e clienti. «A maggio avrei festeggiato i 5 anni di lavoro al Rigopiano. Ho iniziato facendo degli extra e poi, pian piano, sono stato assunto», racconta Nebbioso, «non riesco ancora a credere a quello che è accaduto. Il pensiero è sempre al posto dove abbiamo perso i colleghi. La prima cosa che guardo la mattina appena mi alzo è il posto dove ho perso il lavoro e la mia seconda famiglia: la montagna».

La tragedia di Rigopiano ha colpito l’Italia e ha scosso tutti i piccoli paesi dell'area vestina. Da Penne a Loreto, passando ovviamente per Farindola: tutti hanno pagato dazio con vite spezzate ed un dolore costante negli occhi e nel cuore.

Quel mercoledì è stato fortunato e non era in albergo. Come mai?

«La domenica prima della tragedia ho dormito lì, poi la mattina ho montato le catene e sono ritornato a casa a Farindola. Prima di ripartire ho messo le catene anche all’auto di Alessandro Giancaterino e ho aiutato i manutentori a liberare le macchine dei clienti sommerse dalla neve. C’era Fabio (il manutentore) che andava su e giù con il bobcat per il pulire il parcheggio dell’hotel. Ho fatto riposo lunedì e martedì. Alessandro mi disse che se non fossi riuscito a risalire mercoledì mattina sarei potuto tornare al lavoro tranquillamente giovedì, come si faceva di solito quando c’era tanta neve».

Come ha saputo della tragedia?

«Ero a casa a Farindola, non c’era la corrente elettrica ed i cellulari non prendevano bene. Sono stato avvisato da alcuni clienti di Chieti e Scerne di Pineto che mi hanno chiamato per sapere delle mie condizioni. È stato terribile apprendere quel che era accaduto».

Che ricordi ha dell’hotel e dei suoi colleghi?

«Eravamo una famiglia, una gran bella famiglia, ci aiutavamo tutti e tutti, a prescindere dal ruolo ricoperto, aiutavano i clienti».

Adesso che ne sarà di Farindola e dei tanti lavoratori del Rigopiano?

«L’hotel dava da mangiare a 30 persone tra part-time e full time. È dura riprendersi e trovare a Farindola qualcosa che dia tutta questa occupazione. Personalmente non è sicuro che resti a Farindola».

Avrà sentito le polemiche e le supposizioni sul fatto che l’hotel non dovesse essere lì. Che cosa ne pensa?

«Io so solo che lì l’hotel c'è sempre stato e i miei nonni mi dicono che una valanga in quella zona non si era mai verificata».

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