Boschi in lacrime: provo dolore per questo brutto epilogo

24 Ottobre 2012

L’AQUILA. «Mai mi sarei aspettato di dover vivere tutto questo dopo quarant’anni di carriera». L’ex presidente dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Enzo Boschi, riesce a stento...

L’AQUILA. «Mai mi sarei aspettato di dover vivere tutto questo dopo quarant’anni di carriera». L’ex presidente dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Enzo Boschi, riesce a stento a trattenere le lacrime nel commentare la sentenza di condanna del tribunale dell’Aquila. È deluso e incredulo nel commentare una sentenza così dura. «Non capisco di cosa sono accusato, di quale negligenza», continua a ripetere come un mantra, ribadendo di non aver fornito informazioni distensive alla popolazione di fronte allo sciame sismico. «Quella riunione», ricorda, «durò tre quarti d’ora, cinquanta minuti, non di più, e all’inizio analizzammo delle mappe sismiche. Poi passammo ad affrontare la situazione dell’Aquila e parlai delle due sequenze sismiche in atto, quella riguardante Sulmona e quella relativa all’Aquila. Analizzai le differenze con i terremoti del 1915 e del 1703 ribadendo che nella provincia dell’Aquila c’è un’elevata pericolosità sismica, tra le più alte i in Europa. Come poi tutto questo sia stato comunicato non doveva essere un problema mio».

Vuole dire che il problema più che scientifico sia stato di comunicazione?

«Alla scienza spetta il compito di dare tutte le informazioni possibili. Quelli che devono parlare con la gente erano altri: ci sono i politici, gli enti preposti. Sono loro, ad esempio, a valutare la necessità o meno di un’evacuazione, io sono un ricercatore non ho il potere di far sgomberare le città. Dipendesse da me farei dormire fuori casa almeno 4-5 milioni di italiani a notte».

Chi scrisse il verbale della commissione?

«Non so da chi venne redatto, né quando. Lo vidi solo dopo il terremoto».

Che giudizio si è fatto dalla commissione?

«La commissione Grandi rischi come era stata fatta da Giuseppe Zamberletti funzionava benissimo. Ai tempi le 2 sezioni, quella scientifica e quella di chi doveva prendere decisioni su eventuali rischi o evacuazioni, erano separate».

In quella seduta specifica?

«Io credo che lo scopo di quella riunione era quello di ribadire che non si potevano prevedere i terremoti, come del resto abbiamo sempre fatto per anni. Ma non si può accusare i sismologi per quello che è successo. Basta vedere le dinamiche dei crolli all’Aquila per rendersi conto di quante scelte sbagliate siano state prese nel campo dell’edilizia».

Le dispiace aver ricevuto critiche dagli aquilani?

«Io non ce l’ho con nessuno. Provo un profondo dolore pensando alle vittime di quella notte. Mi fa male concludere così la mia carriera».

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