Bussi, la Cassazione conferma il disastro e l'avvelenamento delle acque

Le motivazioni sulla sentenza sulla mega discarica dei veleni: falda contaminata, obbligo di bonifica ma imputati prescritti. La Gerardis: "Ora l'Abruzzo ha tutti gli strumenti per operare".Il Forum H2o: "Confermato in gran parte l'impianto originale dato agli inquirenti nel 2007". Acerbo (Prc): noi avvelenati, loro prescritti"

PESCARA. «Secondo il diritto vigente, già all'epoca dei fatti per i quali si procede, l'ordinamento conteneva norme volte a tutelare le acque dall'inquinamento e le stesse matrici ambientali». Quindi il ricorso degli imputati che «rilevano l'insussistenza di divieti di interramento in epoca antecedente al 1982», non è fondato sul punto: «l'assunto non ha pregio», dicono i giudici. È quanto si legge a pagina 32 delle motivazioni della Corte di Cassazione sulla sentenza in merito alla mega discarica dei veleni di Bussi sul Tirino.

leggi anche: Bussi, Cgil e Forum H2O: le bonifiche vadano avanti PESCARA. La sentenza della Cassazione sulle responsabilità della discarica dei veleni di Bussi «rischia di condannare all'abbandono e al degrado quella parte del territorio e tutta la comunità locale»...

I giudici confermano così che l'area della Montedison era stata inquinata anche nel passato in violazione delle leggi italiane. La sentenza ha dichiarato prescritti gli imputati dal reato di disastro colposo, ma secondo la Cassazione quindi già all'epoca dei fatti, che si dichiarano prescritti nel 1997 e non nel 2002 come da sentenza della Corte d'Assise D'Appello dell'Aquila, c'erano leggi che vietavano le condotte degli imputati. La sentenza riconosce anche l'avvelenamento delle acque di falda, e dice infatti «che la Corte d'Appello aveva correttamente sviluppato uno specifico percorso motivazionale, proprio in riferimento agli altissimi valori che erano stati accertati nella falda acquifera superficiale e, profonda sottostante l'area della Discarica Tremonti». Sul tema del pericolo della pubblica incolumità la Cassazione ha spiegato che i ricorsi degli imputati «non consentono di ravvisare la prova evidente» della innocenza degli imputati. La sentenza della Cassazione spiega anche che «La Corte d'Appello ha ricostruito dettagliatamente il fenomeno della contaminazione della falda», e ha osservato che «l'imputato «Cogliati aveva il preciso obbligo di intervenire», e «si tratta di considerazioni che portano ad escludere la sussistenza dei presupposti per un proscioglimento di merito».

I COMMENTI. «L'Abruzzo ora può contare su uno strumento efficacissimo per pretendere da chi ha inquinato la bonifica di quell'area, con vantaggi che tutti possono immaginare per la salute e il benessere del territorio e di chi lo vive: 10 anni di lavoro non sono stati inutili». Lo si legge nel post di Cristina Gerardis, l'avvocato dello Stato che ha seguito tutto il processo per la mega discarica dei veleni di Bussi sul Tirino (Pescara) a commento delle motivazioni della sentenza della Cassazione. La Gerardis spiega che «La sentenza può definirsi storica».

"La lettura delle motivazioni della sentenza della Cassazione sul disastro di Bussi e sull'avvelenamento dell'acqua sono un ulteriore sprone per andare avanti verso la bonifica" così il Forum H2O dopo la lettura della sentenza della Cassazione. "Seppur con l'amaro in bocca per l'avvenuta prescrizione e per una legislazione che dovrebbe a nostro avviso essere più stringente sulle questioni ambientali, questa sentenza conferma in gran parte l'impianto originale dato agli inquirenti nel 2007. È un ulteriore riconoscimento, quindi, per le intuizioni investigative del compianto comandante Conti e per la lotta dei cittadini per la qualità dell'acqua in Val Pescara. Una sentenza che, a parte il calcolo dei termini per la prescrizione e alcune assoluzioni con formula piena, conferma pienamente la ricostruzione della Corte di Appello relativa alla gravissima situazione sul campo per il disastro ambientale e per l'acqua e anche il fatto che c'erano leggi già dagli anni '30 poste a tutela dell'ambiente e del territorio".

"La lettura delle motivazioni della sentenza della Cassazione conferma la lunga lotta per la verità, la salute e la bonifica che abbiamo combattuto come Rifondazione insieme a cittadini e movimenti nel corso degli anni", afferma Maurizio Acerbo, segretario nazionale Partito Rifondazione/SE. "Quando per primo resi noti i noti i dati sull'erogazione di acqua a centinaia di migliaia di persone nel 2007 con una interrogazione parlamentare ricordo che ci fu chi ci denunciò come colpevoli di terrorismo ambientale. E ci fu chi negò l'evidenza dei dati. Sembrava quasi che il problema fossimo noi ambientalisti e non la negligenza della classe dirigente. Un pensiero particolare all'amico comandante Guido Conti che amava la sua terra e voleva difienderla dagli avvelenatori. E' triste che come al solito la prescrizione garantisca impunità, ma almeno è definitiva la verità giudiziaria su quello che è accaduto. Noi popolo avvelenato continuiamo a batterci per la bonifica del territorio e un lavoro pulito per tutte/i".