C'OLTRE

13 Maggio 2013

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Apro gli occhi. Rimango immobile. Penso, per un attimo, alla quiete dopo la tempesta. Mi rendo conto che sono distesa su cumuli di cemento. Mantengo la calma, nel pensiero ringrazio Dio. Nell'immediato la mia preoccupazione è per chi sta fuori, che mi cerca. Voglio dir loro che sto bene, che esisto ancora. Ma di colpo ho come la sensazione di rischiare la vita, come se la speranza accumulata nel tempo fosse svanita. Allorchè provo a consolarmi con la musica, ripenso solo a quel "...Come un terremoto in un deserto che, crolla tutto ed io son VIVA e nessuno se n'è accorto."! E' straziante! Ma forse qualcuno che si è accorto che io sono viva c'è, ed è dentro di me. Ha solo pochi mesi ma è già un piccolo genio. Ha trovato prima di me la posizione adatta per star comodo nella sua placenta. Urtato dalle macerie, lo proteggo io. L'istinto di mamma tenta a farmi raggiungere con la mano il punto più vicino alla pancia. Nulla da fare, sono bloccata. Ricoperta di macerie, ma viva. Un braccio è in avanti, quasi libero, ma l'altro è bloccato dietro, tipo nuotatore. Mi diverto a pensare come potrei liberarmi da qui e ho tre tentativi: urlare -AIUTO- per farmi trovare, ma non posso più di tanto perchè non respiro molto bene, sono compressa, ho poco fiato. Potrei iniziare a scavare e spostare pezzi di cemento intorno, certo, ma come? L'ultimo tentativo è quello di muovermi, sgretolarmi come fanno i cani, ma rischio di rompere l'equilibrio delle macerie e rimanere seppellita per sempre. Allora faccio mente locale: ero sulla scrivania della camera, il sonno aveva preso il sopravvento e dormivo sulla tastiera del computer, tra le penne e i fogli. Ed ecco che arriva un'altra canzone:"...Scrivo e non riesco forse perchè il sisma m'ha scosso." allora mi decido che devo scrivere, con l'unica mano quasi libera che ho davanti a me, cerco un foglio, trovo un rettangolo di carta che sbuca dai pezzi del soffitto ormai sopra di me, lo estraggo con cura, la penna è dietro l'orecchio, facilmente l'afferro. Scrivo: -Ci sono solo io, una penna, un quaderno, il diavolo e il Padre Eterno. Se sono ancora viva è grazie all'aria che respiro, menomale che non ho fame! Mi annoio! E' l'ansia che mi fa tremare! Voglio uscire!- Ma il miracolo non avviene. Dopo ore capisco che dovrò pazientare ancora molto prima di uscire e spero che non si siano arresi a cercarmi. Sento piccole voci lontanissime, e allora riprendo a scrivere, nella scomodità, nella speranza. Sento che il bimbo sta bene, ho sonno. Ergo dormo. Al posto mio, nessuno dormirebbe! Ma così il tempo passa prima, dormo, mi risveglierò prima o poi. Dopo ore apro gli occhi. Rimango immobile, ma è come se mi sentissi più leggera. Vedo una luce, allora capisco che sarò presto libera. Le voci, le risento. Sono chiare, dicono tutti "C'è un cadavere sotto!". Lo ripetono più volte. "C'è un cadavere sotto!". Ma io non sono ancora un cadavere, idioti! Allora con tutta la rabbia che mi assale riesco a sfoderare un urlo "NOOO!". All'udire ciò, finalmente le voci cambiano colore. Dal suono triste e cadaverico di prima, sgorgano felici voci umane che annunciano "E' VIVA! EVVIVA!" Mi estraggono fuori dalle macerie, mi stendono sulla barella, troppo scomoda! Ora iniziano a farmi i complimenti, come se avessi fatto qualcosa di eroico, come fossi una dea, un Cristo risorto, ma ho dormito tutto il tempo e loro non sapranno mai il perchè. Inizio a parlare con i soccorritori: "E se non fossi più riuscita viva da lì sotto?" ma fanno finta di non sentirmi. "La speranza! La speranza è l'ultima a morire! Dov'è il mio foglietto?"

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