Cantagallo, cade la corruzione per i palazzi

Caso Di Properzio, il pm Varone chiede il proscioglimento dal reato più grave: resta l'abuso

MONTESILVANO. Non c'è stata corruzione, un abuso edilizio e d'ufficio sì. A chiedere il proscioglimento dell'ex sindaco Cantagallo dall'accusa di corruzione è stato il pm Gennaro Varone nell'udienza preliminare del processo sulla cubatura in regalo, costola del caso Ciclone.

Ieri, il pm Gennaro Varone, primo accusatore dell'ex sindaco Enzo Cantagallo, ne ha chiesto il proscioglimento da una delle accuse più infamanti per un politico, quella di aver intascato una tangente in cambio di migliaia di metri cubi di volumetria vista mare. È il caso dei palazzi dell'imprenditore Carlo Di Properzio in via Finlandia finiti sotto sequestro dal 5 novembre 2008 perché considerati un abuso edilizio, frutto di mazzette e di regole forzate. Oggi i palazzi, su un'area destinata ancora a verde perché l'adozione della variante al Pp1 non è stata conclusa, sono scheletri di cemento allagati e infestati dall'erba alta: Di Properzio ha chiesto 10 milioni di euro di risarcimento danni per la burocrazia stoppata.

Tornando indietro, durante le indagini preliminari, l'accusa ha considerato un contributo elettorale di seimila euro dato da Di Properzio a Cantagallo con un bonifico come una mazzetta. Di qui, l'accusa di corruzione: un reato che da ieri si è sgonfiato con la richiesta di proscioglimento del pm per Cantagallo e Di Properzio.

Dopo gli assegni non riscossi da Cantagallo spuntati all'udienza preliminare del processo Ciclone e la dichiarazione di un teste chiave dell'accusa che, nel processo sulle assunzioni pilotate all'Azienda speciale, lo ha scagionato, l'ex sindaco incassa un altro punto a suo favore. Cantagallo, però, rischia il processo per abuso d'ufficio e abuso edilizio: reati di secondo piano e a rischio prescrizione. Il gup Maria Michela Di Fine deciderà tra una settimana.
Per gli altri coinvolti, sono destinate al «non luogo a procedere» le posizioni di Renzo Gallerati, sindaco dal 1995 al 2004, e di Vincenzo Brocco, ex vicesindaco con Gallerati: il presunto abuso d'ufficio - 9.500 metri cubi di volumetria approvati nell'ultimo consiglio comunale dell'era Gallerati - risale al maggio 2004 e, quindi, il pm ha chiesto la prescrizione per Gallerati e Brocco, difesi dall'avvocato Ugo Di Silvestre.

Per l'ex assessore ai Lavori pubblici Cristiano Tomei e per l'ex dirigente Rolando Canale, tornato in Comune con l'amministrazione Cordoma, Varone ha chiesto il processo per il reato di abuso edilizio in relazione a un secondo aumento di cubatura pari a 22.800 metri cubi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA