Caos concessioni, ira dei balneari: la riforma o salta la stagione estiva 

Proroga delle spiagge private, il governo prende tempo per risolvere la questione delle nuove gare  Padovano (Sib) e Susi (Fiba): «Troppa incertezza sul futuro degli stabilimenti, la politica decida»

PESCARA. Peggiore della prospettiva di perdere le proprie concessioni, per i balneari c’è solo l’incertezza che le loro aziende vivono già oggi. Se da una parte l’ennesimo rinvio della scadenza delle concessioni (fino a fine 2024, ma con possibilità di estenderle al 2025) sancito nei giorni scorsi dalla conversione in legge del decreto Milleproroghe salva per ora i loro stabilimenti, dall’altra infatti il governo rinvia la tanto attesa riforma che avrebbe avuto il compito di offrire certezze al settore, in un verso o nell’altro.
Non sarà infatti rispettato il termine – fissato per oggi – per approvare i decreti attuativi alla legge sulla concorrenza dell’anno scorso, che dava sostanzialmente il via alla pratica per realizzare le nuove gare per la concessione delle spiagge nel 2024 e per dare seguito alla direttiva europea Bolkestein. Oggi, invece, si terrà una assemblea nazionale del sindacato Sib Confcommercio. «Si discuterà anche del fatto che c’è chi, tra gli imprenditori balneari, vuole far saltare la stagione 2023. Perché l’incertezza è troppa. Non è possibile infatti fare investimenti oggi, nemmeno quelli “base” come l’acquisto di ombrelloni per le nostre spiagge, visto il rischio che fra qualche mese le nostre concessioni possano esserci tolte». Parola di Riccardo Padovano, presidente regionale dell’associazione di categoria. Che continua: «Pur conoscendo le difficoltà di una questione complessa, ci aspettavamo che nell’agenda di questo governo Meloni ci fosse la riforma del settore, partendo dall’abrogazione della legge dell’anno scorso e passando per una necessaria mappatura delle coste. Invece ora si chiede altro tempo. La proroga della durata delle concessioni è quindi solo questione tecnica: non si sarebbe fatto in tempo a fare le gare. Noi siamo aperti al confronto, ma è ora che la politica si assuma le proprie responsabilità».
Anzi, forse per i balneari c’è un aspetto ancora più insopportabile dell’incertezza. «Sentiamo parlare di lobby dei balneari. Addirittura di racket. Siamo messi alla gogna, al punto da doverci vergognare per il lavoro a cui abbiamo dedicato la vita e con cui manteniamo le nostre famiglie», aggiunge Giuseppe Susi, che invece è il presidente regionale della Fiba Confesercenti. «Si dicono molte falsità. E non siamo noi la causa di questa situazione. Era impossibile infatti rispettare la scadenza delle concessioni fissata per la fine del 2023, proprio perché la politica non sta decidendo». Ancora Susi sul fulcro della questione, le procedure di gara: «Sta passando il messaggio che noi vogliamo privilegi, quando invece chiediamo il rispetto dei nostri diritti». Entrambi i rappresentati dei balneari abruzzesi sono d’accordo sul fatto che le gare devono essere “tecniche” e non solo “economiche” per garantire il rispetto delle professionalità, ma anche che gli indennizzi per chi perde la concessione siano basati sul valore commerciale delle imprese e non sul cosiddetto “ammortamento” dell’investimento.
©RIPRODUZIONE RISERVATA