CORONAVIRUS

Caos ordinanze a Pescara: "Il sindaco e Marsilio hanno messo a repentaglio la salute pubblica"

Il senatore D’Alfonso rivolge un'interrogazione a tre ministri e chiede provvedimenti: mossi dal desiderio di facile consenso, hanno trascurato le raccomandazioni della questura e istigato a contravvenire

PESCARA. "Se sono a conoscenza di fatti simili avvenuti anche in altri Comuni e Regioni; quali provvedimenti intendano adottare o abbiano già adottato nei confronti delle gravissime condotte poste in essere dal sindaco di Pescara e dal presidente della Regione Abruzzo; quali azioni intendano adottare al fine di approfondire e quindi intervenire sull’eventuale sussistenza di profili di responsabilità circa la loro condotta": è con queste tre domande che il caso delle ordinanze-caos di Pescara varca i confini regionali e finisce sul tavolo di tre ministri. A rivolgerle è il senatore del Pd (ex governatore abruzzese nonché ex sindaco di Pescara) Luciano D'Alfonso (nella foto) in una interrogazione scritta al ministro della Salute Roberto Speranza, al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ed al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Giuseppe Provenzano.

D'Alfonso scrive che nei delicatissimi giorni propedeutici all'avvio della fase 2, il sindaco Carlo Masci ed il governatore Marco Marsilio, "mossi dall'innegabile desiderio di facile consenso", "hanno agito in modo a dir poco incauto, idoneo a mettere a repentaglio la salute pubblica". E che "tali irresponsabili comportamenti hanno istigato a contravvenire (anticipando e così di fatto ampliando il novero dei comportamenti consentiti dalla normativa nazionale) alla ratio della decretazione nazionale ed a quanto espressamente previsto dal DPCM del 26 aprile u.s., entrato in vigore lo scorso 4 maggio".

Azioni esecrabili, secondo il senatore, "perché prodotte in un momento di straordinaria difficoltà del Paese e perché potenzialmente lesive di beni giuridici meritevoli di tutela, anche di rilievo costituzionale quale la salute pubblica, anche per le modalità comunicative adottate nel diffonderle, contravvenendo palesemente a norme di rango gerarchicamente sovraordinato e ai provvedimenti dell'autorità di pubblica sicurezza assunti d'urgenza, prontamente resi noti".

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Nell'interrogazione si fa riferimento a una "istigazione a contravvenire", causata "dall’apparentemente confuso, ma in realtà ben congegnato susseguirsi di ordinanze regionali e comunali, in parziale contrasto con il Dpcm", che sarebbe così stato eluso nella giornata del Primo Maggio e per tutto il fine settimana. Una serie di "contraddittorie indicazioni" che avrebbero, sempre secondo D’Alfonso, causato il grande affollamento di persone che, nonostante la pandemia ancora in corso, circolavano in gran numero "a piedi, in bicicletta, di corsa e a gruppetti".

Viene anche ricordata la sequenza delle ordinanze che si sono susseguite dal 22 aprile. "Un primo cittadino dovrebbe essere il primo, appunto, a dare l'esempio di rispetto delle misure adottate", si legge nell’interpellanza, "e dovrebbe fornire, a tutela del bene primario della salute pubblica, le informazioni utili all'orientamento del cittadino e non disorientarlo con effetti potenzialmente pericolosi, dipingendo un contesto rassicurante ed al contempo obbligando al rispetto di tutte le misure imposte nazionali e regionali in materia di contenimento. Ignorando apparentemente, ma in realtà sfruttando, parrebbe, i profili di incompatibilità delle disposizioni regionali con la normativa nazionale".
Il tutto, aggiunge il senatore, non tenendo in adeguata considerazione le raccomandazioni dell’ordinanza della questura, del 30 aprile. "Per cui", fa rilevare, "mentre sull'intero territorio nazionale, solo a partire dal 4 maggio si è tornati a poter effettuare attività motoria e sportiva, sempre individualmente anche distanti da casa, a Pescara si è, invece, stati indotti a pensare che predetta attività fosse già possibile farla, anche sul Viale della Riviera, stante la revoca del divieto precedentemente emesso con ordinanza sindacale (56 e 58, per orientarsi nel coacervo), perché così dispongono le due ordinanze regionali (50 e 51 del 30 aprile richiamate - repetita iuvant - dalla 58 del Sindaco, in pari data)". (a.mo.)

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