Carceri, mancano gli agenti: turni pesanti, così si scoppia

5 Giugno 2023

Domani un sit-in a Roma dei sindacati della polizia penitenziaria: «Vogliamo risposte»

Se è vero che in teoria la detenzione in carcere, oltre che punitiva, deve mirare alla rieducazione del recluso, quale requisito fondamentale per il suo reinserimento nella società, nella pratica questa enunciazione è carta straccia. Il superaffollamento delle celle e i turni super stressanti degli agenti di polizia penitenziaria stanno lì a dimostrarlo. Almeno a leggere i numeri forniti dalle segreterie regionali maggiormente rappresentative della polizia penitenziaria, che da tempo denunciano «un gravissimo stato di abbandono dei penitenziari abruzzesi». Sulmona, Pescara e Teramo sono le maglie nere in materia di sovraffollamento carcerario. Come si evince dalla tabella in alto il dato dell’Aquila appare in controtendenza, ma va considerato che i detenuti presenti alle Costarelle sono quasi tutti assoggettati al regime speciale del 41bis. È qui che è detenuto ilsuperboss mafioso Matteo Messina Denaro. La loro impostazione a cella singola (non possono condividerla per motivi di sicurezza e opportunità penitenziaria con altri) impone di razionalizzare i posti disponibili, ovverosia regolamentari. «Da diversi mesi siamo in stato di agitazione e vane sono state le nostre richieste di aiuto», sottolineano Giuseppe Ninu (Sappe), Nicola Di Felice (Osapp), Ruggero Di Giovanni (Uil/Pa/Pp), Sabino Petrongolo (Uspp), Francesco Tedeschi (Fns Cisl) e Gino Ciampa (Fp Cgil), «ultimo, ma solo in ordine di tempo, l’incontro con il neo Provveditore regionale, dottor Maurizio Veneziano, che seppur mostrando una timida apertura verso le nostre richieste null’altro ha potuto fare se non promettere l’ennesimo interpello straordinario regionale che nulla aggiunge e semmai toglie risorse negli istituti abruzzesi che ancora possono dire di avere una carenza di personale “solo” in linea con quella nazionale, gli altri infatti sono ben al di sotto del dato statistico nazionale».
«Questo», aggiungono, «senza dimenticare di puntare il dito contro quei lavoratori che hanno risposto alla richiesta dei Direttori di lasciare la prima linea e continuare il loro lavoro in tutti gli uffici lasciati scoperti dagli impiegati del comparto funzioni centrali. Una carenza cronica e dimenticata che vede in abruzzo istituti sfiorare il 35% ed altri che devono fare ricorso giornaliero a turni di 8 ore con personale che espleta doppi turni da 14 o più ore, senza che ciò desti alcuna sorpresa in tutta la linea di comando». La protesta unitaria punta a ottenere risultati concreti per migliorare le condizioni di vita e lavoro all’interno dei penitenziaria. «I dirigenti», aggiungono «nessuno escluso, vedono e pretendono che l’ufficio di loro diretta pertinenza abbia sempre la massima presenza di personale e poi, nei reparti detentivi i poliziotti dovrebbero rifiutarsi di lavorare nelle cosiddette cariche fisse». Per questo il grido di aiuto sarà lanciato domani con un sit-in di protesta in largo Luigi Daga 2, a Roma di fronte alla sede del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) dalle 10 alle 12. «Purtroppo siamo arrivati agli inizi della stagione estiva», precisano, «senza ottenere l’attenzione che i poliziotti penitenziari ben meriterebbero in quanto servitori fedeli dello Stato. Abbiamo di recente reiterato la richiesta di incontro con il direttore generale del personale dottor Massimo Parisi per avere la possibilità di rappresentare direttamente le difficili condizioni in cui versano gli istituti in Abruzzo, nella speranza di una sua determinazione in merito alle criticità estreme relativamente al personale di polizia penitenziaria operante in regione. Abbiamo invitato, nuovamente, il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove ad un non più rinviabile quanto autorevole intervento teso a ripristinare il numero di poliziotti penitenziari in Abruzzo livellando il dato quantomeno alla media nazionale. Le nostre richieste sono di predisporre interventi straordinari per superare l’emergenza».