Caro gasolio, aumentano frutta e verdura

Rampazzo (Coldiretti): «È uno scenario difficilissimo, per molte realtà agricole è duro andare avanti»
PESCARA. Il rincaro di benzina e gasolio preoccupa anche il mondo agricolo abruzzese.
«La situazione», sottolinea Roberto Rampazzo, direttore regionale di Coldiretti, «è molto negativa. L’incremento dei prezzi legati al carburante rischia di ripercuotersi non solo sulle imprese, ma anche sui consumatori». La maggior parte dei prodotti alimentari ha già subito degli aumenti. E questo perché in un paese come l’Italia, dove l’88 per cento delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada, l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio ha un effetto valanga sui costi. Al già difficile contesto, potrebbe fra l’altro aggiungersi l’aggravante delle speculazioni, rispetto alle quali il governo ha disposto dei controlli a tappeto da parte della guardia di finanza. Controlli che nel Pescarese sono già partiti.
A subire le conseguenze dei rincari, per la Coldiretti, è quindi l’intero sistema agroalimentare dove i costi della logistica arrivano a incidere attorno a un terzo sul totale, ad esempio, sui prezzi di frutta e verdura. «Una situazione preoccupante», dice Rampazzo, «e a più livelli. Gli aumenti gravano sulla logistica, sui costi di produzione. E ora c’è anche il timore che l’inflazione che, secondo l’Istat a dicembre ha subito un rallentamento, possa riprendere».
Se il caro prezzi pesa sul carrello della spesa dei consumatori, più di una azienda agricola su 10 (pari al 13 per cento) anche in Abruzzo è in una situazione così critica da pensare alla cessazione dell’attività, soprattutto zootecnica.
Sono tantissime le attività che stanno lavorando in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari.
«È uno scenario difficilissimo», sottolinea il direttore di Coldiretti, «che crea preoccupazione e difficoltà dirette e indirette. In questo momento», va avanti Rampazzo, «per molte realtà agricole è duro andare avanti, anche perché il comparto alimentare richiede ingenti quantità di energia per i processi di produzione, trasformazione e conservazione dei prodotti, oltre che per il funzionamento delle macchine e la climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro».
Dunque, i rincari riguardano in generale tutta la filiera del cibo, che a catena si riversano sul prezzo finale che arriva al consumatore. Anche il vetro, ultimamente, è aumentato del 30 per cento rispetto all'anno scorso; più 15 per cento per il tetrapak; le etichette sono più care del 35 per cento; il cartone del 45 per cento e la plastica sale persino del 70 per cento. Ma a pesare, per Rampazzo, sono anche i ritardi infrastrutturali dell’Italia. «Il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante», spiega il direttore regionale di Coldiretti, «è pari a 1,12 euro/ chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro)». Non solo, a suo dire, a causa degli aumenti, si rischiano degli «effetti collaterali, ossia quelli di favorire l’importazione da altri paesi extracomunitari, dove la manodopera e i costi sono nettamente inferiori, di molti prodotti».
«Prodotti che, però», puntualizza, «non vengono sottoposti agli stessi controlli, in materia di sicurezza e sanitari, che ci sono in Italia e in Europa».
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