Giovane pescarese prigioniero in Egitto: la festa nazionale fa slittare l’udienza

La vicenda del 32enne Giacomo Passeri, rinchiuso in carcere al Cairo dal 2023. Slitta l’udienza in Cassazione. Ecco gli ultimi aggiornamenti
PESCARA. Slitta a data da destinarsi l’udienza in Cassazione, inizialmente fissata per domani, sul caso di Luigi Giacomo Passeri, il 32enne pescarese arrestato al Cairo nell’agosto del 2023. Accusato di traffico internazionale di sostanze stupefacenti, deve scontare 25 anni di carcere. Una condanna confermata sia in primo che in secondo grado. Nei mesi scorsi, dopo le ultime lettere che l’uomo è riuscito a inviare alla famiglia, una notizia positiva aveva riacceso le speranze di lui e dei suoi fratelli. Uno di loro, Marco Antonio Passeri, nel raccontare la gioia di una telefonata ricevuta da Giacomo a distanza di due anni, aveva annunciato la data dell’ultima udienza, dicendosi sorpreso per la tempestività. E ora, per via della festa nazionale in Egitto, l’appuntamento tanto atteso è stato rimandato.
«Mi ha contattato l’Ambasciata all’improvviso, comunicandomi il rinvio», dice Marco Antonio. «Non me lo aspettavo. Ero in ansia e speravo in una svolta. Per il momento non so quando ci sarà la prossima udienza. Il possibile rientro in Italia di Giacomo dipende anche da ciò che deciderà la Cassazione, così come riferito in una lettera che il ministro degli Esteri Antonio Tajani inviò al sindaco Carlo Masci a febbraio scorso. Il primo cittadino, sollecitato anche dalle richieste di alcuni parlamentari, aveva scritto al ministro per sollecitare interventi e chiedere di verificare le condizioni detentive del 32enne, originario della Sierra Leone e arrivato a Pescara con la famiglia nel 1997. Una mozione è stata anche approvata in Comune, su proposta della consigliera dem Michela Di Stefano.
«Lo Stato sembra aver dimenticato il caso di nostro fratello», ribadisce Marco Antonio. «Mio fratello non riesce ad avere un processo regolare e giusto. Eppure ci sono altri casi che vengono tutelati. E intanto le condizioni psicofisiche di mio fratello peggiorano. Il punto è che ora sta barcollando anche fisicamente. Nell’ultima lettera inviata parla del suo stato di salute, che purtroppo non è dei migliori. In cella non ha un frigo ed è costretto a tenere gli alimenti all’interno di una borsa frigo con del ghiaccio fatto con acqua sporca». Giacomo è stato arrestato il giorno prima di rientrare in Italia. I famigliari hanno sempre sostenuto la sua innocenza, riferendo che quando è stato fermato aveva con sé solo una modica quantità di marijuana.
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