Poveri dormono sulle strade del centro

PESCARA

Centro, terra di nessuno. Che desolazione di sera 

Dopo le 20, poche persone tra le vie buie. Un paesaggio spettrale

PESCARA. Sono le 23 di venerdì. Sotto i portici di via Regina Margherita il senzatetto dorme profondamente accucciato tra la vetrina di un negozio e una fioriera. Il suo materasso è una lastra di cartone. Fortuna che non piove. Ma fa freddo, il termometro segna sei gradi. Sepolto sotto la coperta scura, il volto sparisce. Il corpo è immobile, quasi non respira. Per comodino usa uno scalino dove tiene poggiata la busta di plastica che contiene le carabattole della sua vita e qualche bibita.

Senzatetto con il cartello "Ho fame" davanti ai negozi di corso Umberto

Lungo il marciapiede puzzolente di pipì e di sputo, è silenzio assoluto. La luce è fioca. Un tempo c’era il caffè Venezia a creare movimento. Oggi quel marciapiede è un ricovero notturno per senza fissa dimora. Gianni e Daniela, con i bambini, corrono verso casa, dall’altra parte della strada. «Cosa proviamo? Tenerezza, dispiacere per queste persone che dormono dove capita. Ciò che ci dà fastidio sono i giovani che sbevazzano per strada, gli affitti troppo alti che non consentono di riaprire i negozi abbandonati e rilanciare la zona . Questo, per noi, è il vero degrado».

Controlli della polizia in centro
A pochi passi, tra via Battisti e piazza Muzii, il popolo della movida, gruppetti di giovanissimi trendissimi, si scaldano alle stufette elettriche, degustano calici di vino rosso e sfumacchiano sigari, disquisiscono di social e motori.
Il viaggio in notturna del Centro nel degrado del centro cittadino, prosegue costeggiando via Mazzini. Una sedia squarciata sul marciapiede, sembra essere l’opera d’arte abbandonata di un artista folle. Viriamo su viale Regina Elena. I localini sono affollati. Percorriamo i marciapiedi. Le betonelle sono a pezzi, i cordoli intorno agli alberi sbriciolati. Sembrano percorsi di guerra. Ma stanno così da anni e nessuno ci fa più caso. Fanno parte dell’arredo urbano, penserà anche il turista disorientato di fronte a tanta sciatteria. Il Comune ha promesso di sistemarli quei marciapiedi.
All’angolo con corso Umberto, il lampione è spento. Ma lo sono anche in via Trento e in via Roma. Lungo i portici una signora si delizia davanti a una vetrina, in solitudine. Il negozio è chic, il vuoto intorno è shock. Non c’è un’anima, a mezzanotte, sotto i portici tra via Carducci, via Parini e via Nicola Fabrizi. Percorrere le ex vie più “in” di Pescara, si può solo se ci si guarda continuamente le spalle. Dopo le otto di sera bisogna roteare su stessi mentre si cammina. Non si avverte l’alitare della folla. Il buio della notte è illuminato dalle insegne scintillanti delle attività. Gli angoli sciccosi della città sono terra di nessuno.

Francesca Diodoro, Lorenza Perini e Alessio Evangelista
Arriviamo al salotto buono. Quello che un tempo era colorato e odoroso di magnolie. Oggi è un paesaggio spettrale, lunare. Quella piazza grigia con le palle è quanto di più brutto un architetto possa concepire. La piazza è quasi buia, come tante altre vie della città. Saranno le luminarie e le luci d’artista, che si accenderanno dall’8 dicembre, a rischiarare a giorno il centro. Ma quando quelle luci si spegneranno, a gennaio, sarà stato come mettere la polvere sotto al tappeto. Dopo, tornerà lo squallore della notte. In giro c’è pochissima gente per essere la vigilia di un fine settimana natalizio.

Leonardo Cardinale e Gabriella Moschella
«Questa piazza è angosciante» è il sentimento degli avellinesi Leonardo Cardinale e Gabriella Moschella, studenti alla D’Annunzio. «A Pescara non veniamo mai da sole», rivelano Lorenza Perini e Francesca Diodoro accompagnate da Alessio Evangelista, «evitiamo l’area di risulta dove gli abusivi ci inseguono e ci accerchiano, a caccia di monete. Lo stupro al terminal ci ha spaventate, fortuna che hanno tagliato i cespugli». «Non abbiamo paura perché siamo insieme, ma non ci inoltriamo nei parcheggi delle aree di risulta» si fanno forza quattro amiche, Agata Giannattasio, Nancy De Donato, Roberta Acquaro e Noemi Liberatore. La percezione è quella di insicurezza. Però le pattuglie della polizia vanno e vengono. Le volanti penetrano lentamente nelle vie della movida, via Firenze, via Fabrizi, corso Umberto. Lampeggianti silenziosi e guardia alta. Il territorio è sotto controllo.

Agata Giannattasio, Nancy Di Donato, Roberta Acquaro e Noemi Liberatore

Lo conferma Alessandro Marcotullio, operatore di Rosarubra winerie, via Milano: «Qui è tranquillo, in un’ora sono passate due pattuglie. Ma per le ragazze, talvolta, è difficile anche attraversare la strada per via dei molestatori». In via Milano l’immondizia sarà ritirata durante la notte dagli operai di Attiva. Si respira un’aria da bassifondi. Davide Chiulli, futuro criminologo, accende una sigaretta sullo sfondo del cantiere «aperto a luglio» di via Trieste, dove il Comune sta rimettendo a nuovo la pavimentazione e si chiede: «Ma quando finiscono?».

@RIPRODUZIONE RISERVATA