Cepagatti, imprenditore si toglie la vitaLe associazioni: mai più morti per la crisi

25 Marzo 2012

Dopo la tragedia di Cepagatti gli imprenditori chiedono di sbloccare l'accesso al credito

PESCARA. «È il primo caso in Abruzzo e speriamo sia l'unico, ma dobbiamo imparare qualcosa da questa tragedia». Lo dice Graziano Di Costanzo della Cna, lo dicono i rappresentanti di Confesercenti e Camera di Commercio. Tutti attoniti davanti al gesto estremo dell'imprenditore di Villanova che si è tolto la vita a causa della crisi. Tutti intenzionati a spiegare perché cose del genere succedono e come evitare che succedano di nuovo.

Pescara e l'Abruzzo, che si illudevano forse di essere immuni dagli effetti più violenti della crisi, dopo la tragedia di Cepagatti hanno scoperto di non essere diverse dal nord est, la zona in cui finore ai sono registrati più episodi di questo genere, o dal resto del paese. «Da tempo diciamo che la vera emergenza è l'accesso al credito», dice Bruno Santori, presidente provinciale di Confesercenti, «bisogna fare una riflessione seria sulla funzione delle banche. E mi spiace che si sia dovuti arrivare a un episodio del genere per aprire il dibattito». Quale sia la misura della crisi nel pescarese lo raccontano le telefonate che hanno intasato i centralini dell'associazione nei giorni scorsi, dopo la presentazione di un fondo di garanzia per aiutare le imprese a ottenere credito. «Ogni giorno vengono da noi imprenditori preoccupati, costretti a ricorrere ai Confidi per ottenere denaro», dice Santori.

Sulla stessa lunghezza d'onda anche il presidente della Camera di commercio Daniele Becci. «Questa è una storia della disperazione, un gesto che lascia attoniti. Ma è solo la punta dell'iceberg. Le piccole imprese sono in una situazione non dico drammatica ma poco ci manca. In un panorama come questo l'unico auspicio è che il Governo prenda misure per premiare lo sviluppo. Per quanto riguarda le banche, dopo il rifinanziamento da parte della Banca centrale europea ci sono stati segnali da parte di alcuni istituti che hanno iniziato a riattivare il credito. Ma parlo di segnali».

«Il caso di Cepagatti è il primo in Abruzzo e speriamo anche che sia l'unico. Siamo vicini alla famiglia, ma dobbiamo imparare qualcosa da questa tragedia», dice Graziano Di Costanzo della Cna. «C'è una difficoltà gravissima in tutto l'Abruzzo», dice, «il saldo 2011 tra imprese iscritte e cancellate è il peggiore degli ultimi 11 anni: solo l'anno scorso abbiamo perso 234 imprese. Gli ultimi dati sui depositi bancari e postali, poi, ci dicono che a settembre c'è stata una diminuzione di 182 milioni rispetto al trimestre precedente. Per una regione come la nostra è un dato molto rilevante: i piccoli imprenditori stanno facendo fronte ai loro problemi intaccando i risparmi». Anche per Di Costanzo la soluzione al problema passa dalle banche, ma non solo. «Il sistema bancario deve farsi carico delle aziende sane che non incassano perchè la pubblica amministrazione non paga. E poi la politica deve sbloccare quegli strumenti che potrebbero aiutare gli imprenditori, come i fondi per i Confidi o i fondi Fas per il credito».

Intanto il consigliere Pd alla Provincia Antonio Di Meo lancia l'allarme: l'Abruzzo, a causa del piano di rientro sul debito sanitario, rischia di restare fuori dall'accordo per garantire la cessione dei crediti delle imprese che scontano i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione. «L'unica vera soluzione possibile», sostiene Di Meo, «è modificare il patto di stabilità, che impedisce alla pubblica amministrazione di procedere con i pagamenti». (l.ve.)

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