Cialente: andrei a Manhattan Papà Noemi, una casa su misura

Il primo cittadino, la sindacalista, l’avvocato, l’artigiano, l’imprenditrice: desideri e progetti degli abruzzesi. Che sognano il tagliando fortunato

C’è chi non arriva a fine mese, chi deve pagare un’ingente cartella esattoriale, la mamma che sogna il futuro più bello per la propria figlia e il papà che lotta per la sua bimba affetta da una malattia rara. Ci sono i sogni di tanti abruzzesi “normali”, che combattono tutti i giorni con gli ostacoli della vita, o di coloro che hanno la fortuna di occupare una posizione più “privilegiata” ma che, comunque, vedono nella Lotteria Italia l’occasione per cambiare la propria vita: come tutti gli italiani che comprano (o non comprano perché «tanto non si vince mai») il biglietto della Lotteria di Stato, anche gli abruzzesi si domandano quale sogno realizzerebbero se potessero stringere fra le mani l’assegno da 5 milioni del montepremi dell’ex Lotteria di Capodanno. Difficile stabilire cosa fare con tanti soldi; Il Centro lo ha chiesto a una piccola “rappresentanza”.

IL PAPA’. «Una casa ideale per mia figlia Noemi, senza barriere architettoniche e con tutte le attrezzature d’avanguardia che possano rendere meno difficile la sua vita». Il papà di Noemi, Andrea Sciarretta, la piccola di 4 anni di Guardiagrele affetta dall’Atrofia muscolare spinale (Sma 1), non ha alcun dubbio, c’è spazio per un unico grande sogno: aiutare Noemi e i bambini che, come lei, sono colpiti da una malattia neurodegenerativa incurabile. «Aiuterei le famiglie con interventi concreti. Per un disabile non avere un apparecchio adeguato, o ausili per comunicare vuol dire non vivere», dice Andrea Sciarretta, che è anche presidente della onlus “Progetto Noemi”.

L’ALLEVATORE. Basta tasse, basta cartelle esattoriali. Con un montepremi da sogno come quello della Lotteria Italia l’imprenditore agricolo di Ofena (del Comitato Cospa Abruzzo) Dino Rossi, per prima cosa lascerebbe proprio l’Italia. «Perché dovrei restare in un Paese che massacra i cittadini con un peso fiscale assurdo?», dice con amarezza, ricordando che Equitalia bussa alle sue porte per debiti accumulati con lo Stato perché «non ce la facevo a pagare».

IL PRESIDENTE. Comprerebbe subito un mezzo spargisale il presidente della Provincia dell’Aquila Antonio De Crescentiis. «Vorrei poi sistemare alcune scuole e dare un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà del mio Comune».

I SINDACI. Una casa a Manhattan e una in Corsica per le “vacanze”. Poi il pensiero corre ai poveri del mondo: il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente adotterebbe tanti bambini con Actionaid. Per la sua città, Cialente darebbe «una mano all’Aquila Calcio e all’Aquila Rugby». Il sindaco di Pescara Marco Alessandrini farebbe fruttare parte del montepremi «per avere una rendita futura, ma poiché faccio il sindaco, sosterrei la riqualificazione del Museo “Vittorio Colonna” (servono 800mila euro)». Il sindaco di Chieti Umberto Di Primio ha un solo biglietto, che gli ha regalato l’assessore alle Finanze. «Un milione da redistribuire fra i componenti della giunta”», spiega, «con altri 2 milioni il sostegno a qualche start up di giovani teatini. E poi due spazzaneve». Il resto? «Investirei per il futuro di mia figlia».

LA FISIOTERAPISTA. Sogna un futuro bello e sicuro per sua figlia anche Sabrina Properzi, fisioterapista in una clinica privata dell’Aquilano. «Le dico sempre», racconta, «che se vincessi 5 milioni smetterei di lavorare per stare sempre con lei. E sosterrei la ricerca nel campo delle patologie rare».

LA SINDACALISTA. Gianna Paola Di Virgilio ha vissuto 42 anni in Cgil. Oggi è segretaria generale dello Spi-Cgil di Chieti, «ho scritto nel Dna il bisogno di aiutare gli altri», dice, «e il mio pensiero va alle popolazioni colpite dal sisma». In Val di Sangro mancano strutture e servizi essenziali, denuncia la Di Virgilio, «aprirei asili e strutture per le famiglie con bambini piccoli».

L’ARTIGIANO. Paolo Bergamotto, elettricista dell’Aquila, vorrebbe far crescere la sua piccola ditta che oggi dà lavoro a sette persone. «Mi organizzerei meglio, con una sede più appropriata. Aprirei alcune filiali in altre province. Ciò che resta del montepremi lo metterei da parte per una vecchiaia serena».

LA PUBLIC RELATION. Tre piccole case: una a Parigi, una a Berlino e una in Senegal. Letizia Di Tommaso, di Chieti, investirebbe subito una parte della vincita in piccoli immobili nei Paesi che più ama, con un occhio rivolto all’Europa: «Costituirei una Fondazione che si occupi di sviluppo e d’inclusione sociale e interculturale in Europa», spiega, «e non lavorerei più: partirei per fare il giro del mondo».

L’AVVOCATA. Wania Della Vigna, la legale che affianca decine di parti civili nei processi post-sisma dell’Aquila e di Amatrice e consigliera di Parità di Teramo, investirebbe tutto il possibile sulle infrastrutture viarie di Arsita e di tanti altri piccoli Comuni del Teramano che, spesso, restano isolati per un banale maltempo e che «vengono abbandonati».

L’IMPRENDITRICE. Nuove imprese giovani in tutto il territorio nazionale: la giovane componente della squadra nazionale dei giovani di Confindustria, l’aquilana Laura Tinari, con una parte della vincita investirebbe proprio sull’impresa, «per creare lavoro e sviluppo del territorio». Un sogno che affiancherebbe a quello di viaggiare.

LA COMUNICATRICE. Per la giovane addetta stampa di Vasto, Alessandra Fiore, trapiantata a Chieti, è troppo forte il richiamo del mare della sua terra: «Comprerei una casa sul mare per tornare nei luoghi in cui sono cresciuta», spiega, «e aiuterei la ricerca scientifica nel campo delle malattie rare dei bambini».

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