Città Sant'Angelo, canti e doni per l'addio a Tobia e Bianca

Quasi mille persone ai funerali del dipendente dell'Agenzia delle entrate e della commerciante. Proclamato il lutto cittadino

SANT’ANGELO. I doni, i canti, i ricordi, le lacrime, la commozione, il risentimento, la rabbia, l'incredulità, i silenzi. Poche parole, tanta musica. Una magica liturgia di canti e inni alla vita. Ma neppure i versi di Battisti e i cori della messa sono riusciti a coprire «il dolore per la morte di tante persone, vittime di un tragico evento che si poteva evitare». C’erano quasi mille persone, che in silenzio urlavano dolore e rabbia, ai funerali di Tobia Foresta, 60 anni il prossimo 2 febbraio, originario di Cosenza, e della moglie Bianca Iudicone, che ha festeggiato i 50 anni all'hotel Rigopiano, dove sono stati inghiottiti dalla slavina che il 18 gennaio ha travolto il resort di Farindola.

La cerimonia funebre, officiata ieri pomeriggio da don Nino Di Francesco della parrocchia di Sant'Agostino e don Camillo Lancia della parrocchia di San Michele, si è svolta nella palestra, stracolma, della scuola primaria "Fernando Fabbiani" a Marina di Città di Sant’Angelo alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni, delle forze dell'ordine, dei vigili del Fuoco, della Polizia municipale, delle associazioni di volontariato, della Misericordia e Croce Angolana, della Protezione civile, degli speleologi del Soccorso alpino, tra i primi intervenuti sul luogo della tragedia.

I feretri, quello di lei ricoperto di rose rosse e bianche e da un cuore di roselline e quello di lui coperto da rose rosse e dalla maglia dell’Inter, hanno fatto il loro ingresso nel palazzetto dello sport tra due ali di folla in raccoglimento. A sostenere i familiari della coppia, tra cui il figlio Marco, titolare di una vineria in via Piave, la fidanzata e i parenti più stretti, c’erano le cariche istituzionali: il prefetto Francesco Provolo, il colonnello Michele Sirimarco, comandante della legione carabinieri Abruzzo, l'onorevole Vittoria D'Incecco, i sindaci di Città San'Angelo Gabriele Florindi, di Montesilvano, Francesco Maragno, di Silvi Francesco Comignani e di Nicolosi (città siciliana gemellata con il paese angolano) Antonino Borzì, il sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli, il presidente della Camera di Commercio Daniele Becci e tanti altri. Tra i fiori la corona omaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, posta accanto alle bare, circondate da gonfaloni e stendardi, tra cui quelli della confraternita di Sant'Antonio da Padova e delle varie associazioni delle forze dell'ordine in pensione e del gruppo alpini coordinati da Luigi Di Pompeo e Ermando Di Bernardo.

Tanti canti, poche parole per ricordare una coppia «affiatata, innamorata e dal carattere generoso». Don Nino, dal pulpito, ha invitato i presenti «a celebrare una festa nel segno della speranza» e ha sottolineato che «Tobia e Bianca hanno concluso la loro esistenza terrena mentre festeggiavano il compleanno di lei. Oggi vogliamo prolungare quella festa, che da terrena diventa spirituale, nel segno della speranza». Ha anche chiesto «perdono per coloro che sono troppo facili ai giudizi e sparano a zero».

Don Camillo ha esortato i presenti ad «amarsi da vivi, perché ogni giorno siamo messi a morte».

Alla famiglia sono arrivati dei doni, consegnati nelle mani dei parroci: mazzi di fiori per Bianca, «donna instancabile e madre, fonte inesauribile d'amore, di cui la vostra famiglia è ricca». E poi la genziana, «liquore preferito di Tobia, simbolo del nostro Abruzzo forte e gentile, offerta in ricordo delle allegre serate trascorse insieme, dei momenti di spensieratezza, del suo sorriso sempre presente». E ancora la coccinella (dal nome del negozio di intimo di cui era titolare Bianca in corso Umberto a Montesilvano), «in ricordo della perseveranza e della dedizione di Bianca al suo lavoro e in onore dei sacrifici fatti per la famiglia, della passione per ogni singolo gesto». Poi il 45 giri di Lucio Battisti, autore preferito di Tobia, che si dilettava nella creazione di video amatoriali. La cerimonia si è conclusa con l'esecuzione di uno pezzi più celebri del cantautore di Rieti, «Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi», e con le strazianti parole di commiato di alcuni colleghi dell'Agenzia delle Entrate di Pescara, dove lavorava Foresta. Non hanno lesinato toni duri per quanto accaduto a Farindola: «Oggi vogliamo restituirti parte di quell’amore che ci hai riservato in vita, tu. un funzionario onesto e autorevole che sapeva ascoltare gli altri con sincera attenzione. Ma siamo pervasi da una vena malinconica e da sentimenti di grave ingiustizia. Voi siete le vittime di un tragico evento che si poteva evitare, vittime della burocrazia». Giuseppe Pomponio, che con Tobia condivideva le passioni per la musica e il teatro, ha aggiunto: «Il lume della speranza si è spento definitivamente, avevi negli occhi e nel sorriso una leggerezza che appartiene solo a chi vive senza ombre». Un'altra collega si è rivolta a Marco, in lacrime: «Ricorda sempre i loro insegnamenti e abbracciali».

Il «grazie» del sindaco Florindi, che avrebbe voluto «inaugurare questa palestra in ben altre circostanze», è andato agli operatori del soccorso, «che sono la spina dorsale di questa nazione». Poi ha concluso, commosso, rivolgendosi a Marco. «Anch'io ho perso mia madre da poco, sento la sua mancanza ogni giorno di più. Fatti forza, dall’amore dei tuoi genitori è nato un ragazzo che io vorrei come figlio».

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