Cepagatti

Colpì la vicina nella lite per i cani, sarà processato con il rito abbreviato

12 Dicembre 2025

Tra i testi anche la mamma, che riferirà dei disturbi del figlio dopo il grave incidente in cui finì in coma. E la difesa punta a far derubricare il reato in lesioni personali per ottenere la sua messa alla prova

PESCARA. Verrà processato con il rito abbreviato Alessandro Di Nardo, l’infermiere di 32 anni di Cepagatti, accusato di tentato omicidio per aver colpito alle spalle una donna che passeggiava in strada, per una banale questione legata all’abbaiare dei cani che entrambi portavano al guinzaglio (fatto che si verificò nel paese il 20 novembre del 2024). Ieri, nella prima udienza del processo, il suo legale, l’avvocato Giuseppe Amicarelli, è riuscito a ottenere il rito alternativo che in udienza preliminare gli era stato negato. Lo ha subordinato all’esame di due testi, richiesta che è stata accolta dal collegio.

Uno dei due testi è la madre dell’imputato che ieri era presente in aula accanto al difensore, e che probabilmente riferirà sulle condizioni del figlio: infermiere professionalmente stimato da tutti, in servizio alla cardiochirurgia delle Torrette di Ancona (successivamente venne trasferito alla Asl di Pescara), fu investito mentre alla fine del turno di lavoro tornava dall’ospedale alla stazione. In quell’incidente riportò un gravissimo trauma cranico e finì in coma. Tutto il paese di Cepagatti per due mesi pregò per lui, per quel ragazzo perbene, cresciuto in parrocchia. Poi l’uscita dal coma, la lunga riabilitazione e la riammissione al lavoro con postumi che sono però rimasti.

Come ha sostenuto il suo legale, problemi di perdita della memoria breve e di una sorta di irascibilità, causata propri da quel gravissimo incidente. E l’aggressione alla vicina di casa potrebbe essere, stando alla difesa, proprio una conseguenza di quella situazione mentale particolare. Di Nardo lasciò il carcere per i domiciliari con il braccialetto proprio per le sue condizioni di salute e anche perché il pm Gennaro Varone aveva chiesto per lui una perizia psichiatrica, così come sollecitata dal difensore: perizia che ha confermato il suo disturbo mentale, ma anche la non pericolosità sociale.

Quel giorno a Cepagatti l’episodio violento e l’aggressione che nacque da un banale litigio per i cani: per cui la parte offesa (che ieri voleva costituirsi parte civile ma non è stata poi ammessa per la scelta del rito abbreviato accolto dal collegio) aveva chiesto all’imputato, padrone del Labrador Mia di non avvicinarsi perché i suoi cagnolini gli stavano abbaiando contro. Sulla ricostruzione del fatto non ci sono dubbi, anche perché tutta la scena venne ripresa da un paio di telecamere presenti nella zona e soprattutto per la testimonianza dell’amica della parte offesa che in quel momento si trovava con lei ed assistette a quanto accaduto. Quella richiesta della signora di non avvicinarsi a lei con il cane sarebbe stata presa dall’imputato come una sorta di affronto.

Per cui Di Nardo prese a seguire la donna che nel frattempo stava rientrando nella sua abitazione, colpendola alle spalle con un oggetto che il difensore ieri ha chiesto al collegio di poter visionare in aula perché dalle foto sembra più grande di quello che in effetti è: una specie di portachiavi appuntito di 7 centimetri che l’imputato aveva con sé. Due colpi che l’avrebbero fatta cadere a terra sanguinante. L’imputato non fu neppure in grado di riferire al gup se quando si allontanò per tornarsene a casa la vittima era in piedi o a terra, affermando peraltro di averla colpita di fronte mentre in realtà era alla spalle.

L’obiettivo della difesa è riuscire a far derubricare il reato contestato di tentato omicidio in lesioni personali gravi, e magari cercare di ottenere la messa alla prova per consentire all’imputato di venire curato per i suoi disturbi. Ma questo si vedrà dopo. Per ora il 22 gennaio verranno ascoltati i due testi chiamati dalla difesa, poi il 25 febbraio il processo verrà discusso.

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