Coniugi rapinati in casa, il giallo «Per un’ora noi isolati da tutto»

31 Ottobre 2024

L’imprenditore D’Orsogna: è saltato l’impianto dalle 21.20 alle 22.20, ma nessuno ci ha avvertito

ROCCA SAN GIOVANNI. Un buco di un'ora nelle registrazioni del sistema di videosorveglianza che circonda la villa della famiglia D'Orsogna, assalita lunedì sera da quattro rapinatori armati di pistole. Prima di entrare in azione, i banditi sarebbero riusciti ad interferire con il segnale delle telecamere termiche installate a protezione della villa, interrompendo di fatto il flusso video verso la centrale di un istituto di sorveglianza privato. Malgrado il “blackout” dei sistemi di protezione dell'abitazione, «nessuno ha attivato i carabinieri o ci ha cercato», denuncia l'imprenditore Valerio D'Orsogna, 67 anni, di Lanciano. L'ex titolare dell'azienda di famiglia D'Orsogna Dolciaria (venduta sette anni fa al colosso svizzero Barry Callebaut) e la moglie Claudia Luigia Bucci, 58 anni, sono rimasti per circa 40 minuti in balìa della banda, probabilmente originaria dell'Est. Ingente il bottino, che ammonta a mezzo milione di euro.
LA RICOSTRUZIONE
L'imprenditore e la moglie si trovavano da soli nell'elegante villa in contrada Scalzino, a Rocca San Giovanni, non lontana dallo stabilimento dolciario storicamente appartenuto alla famiglia D'Orsogna. Intorno alle 21.30 i banditi si sono introdotti nell'immensa proprietà che circonda l'edificio, tra ulivi e siepi, e hanno approfittato della porta-finestra della cucina rimasta socchiusa per far uscire il cane dopo cena, un particolare verosimilmente conosciuto dalla gang.
il drammatico racconto
«Io e mia moglie eravamo seduti qui, a un certo punto si è aperta la porta e sono entrati», rivive quei terribili attimi l'imprenditore. I banditi erano in quattro, con il volto coperto e armati di pistole, un paio, e attrezzi da scasso, tra cui un piede di porco. Un quinto è rimasto all'esterno a fare da “palo”, comunicando con i complici. Nelle poche parole pronunciate, i malviventi hanno evidenziato un accento slavo, tanto da far ritenere che la banda fosse composta da persone originarie dell'Est.
LE PISTOLE
Con le pistole puntate, hanno minacciato i coniugi e intimato loro di consegnargli tutto quello che c'era in casa. L'imprenditore non si è opposto alla richiesta, si è anzi mostrato “collaborativo” per evitare qualsiasi tipo di reazione. Ed infatti nessuna violenza fisica è stata usata contro i padroni di casa. D'Orsogna ha quindi condotto i rapinatori al piano di sopra (nell'abitazione non è presente una cassaforte) e ha consegnato loro denaro contante, circa sei-settemila euro che aveva in casa, una decina di orologi di pregio di marche come Rolex, Patek Philippe, Chanel e Audemars Piguet, preziosi gioielli e costose borse in pelle griffate di proprietà della moglie Luigia. Un bottino che, in base all'inventario fatto dai coniugi D'Orsogna, ammonta a mezzo milione di euro.
LE TELECAMERE
Prima di fuggire in mezzo al buio e alle campagne di contrada Scalzino, i rapinatori hanno portato via l'hard disk del poderoso sistema di videosorveglianza che circonda su tutti i lati la villa. E sul funzionamento delle telecamere termiche e del sistema d'allarme è probabile che si concentreranno eventuali accertamenti tecnici. Più di un dubbio viene espresso dallo stesso imprenditore: «Dalle 21.20 alle 22.20 c'è un'interruzione di segnale da casa mia alla centrale operativa della vigilanza e durante questa ora nessuno si è preoccupato. Se per un minuto o per dieci un impianto si scollega, qualcuno deve attivare le forze dell'ordine. I nostri cellulari sono stati presi e buttati nel lavandino», continua Valerio D'Orsogna, «non avremmo potuto rispondere, ma il fatto è che nessuno ci ha cercato». I banditi potrebbero aver usato un dispositivo “jammer”, facilmente reperibile anche online e utilizzato in questo tipo di colpi per disturbare le frequenze e mettere fuori uso allarmi e telecamere. Ma come mai dell'interruzione non si sarebbe accorto nessuno?
L'INCHIESTA
Partono in salita le indagini dei carabinieri della compagnia di Ortona, diretti dal maggiore Alfonso Venturi. Ieri mattina si è tenuto un vertice in Procura, a Lanciano, per aggiornare il pubblico ministero titolare del fascicolo, Elena Belvederesi, e fare il punto della situazione. La denuncia, con l'inventario della refurtiva, è stata formalizzata dai coniugi D'Orsogna ai militari della stazione di Fossacesia, competente per territorio. Si continua a setacciare il territorio in cerca di impianti di videosorveglianza (soprattutto privati, in quanto quelli pubblici scarseggiano o sono obsoleti), che possano avere immortalato il passaggio di veicoli sospetti. Finora, infatti, non si conosce il tipo di mezzo usato dalla banda per la fuga. La villa dei D'Orsogna in contrada Scalzino è molto vicina al casello autostradale dell'A14, ma i rapinatori potrebbero aver proseguito in direzione della Pinetina per raggiungere poi la Statale 16 Adriatica.
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