Rifiutata dal ristorante per maglia e cappello della Lazio, la società biancoceleste invita Emma a Formello

1 Luglio 2025

Sulla questione interviene anche il Pescara: “Negare l’ingresso a una bambina per la sua fede calcistica è un gesto che non ha alcuna giustificazione”. E dal mondo della politica prendono posizione Forconi e Fusilli

PESCARA. È diventato subito un caso l’episodio raccontato oggi dal Centro e relativo a quanto accaduto domenica in un ristorante della riviera, dove a una famiglia romana sarebbe stato vietato l’ingresso solo perché la figlia di 11 anni indossava maglietta e cappellino della Lazio. Nel primo pomeriggio è stato proprio il sodalizio biancoceleste a prendere posizione con questo tweet: “Cara Emma, abbiamo letto la tua storia e ci ha colpito profondamente. Non riusciamo nemmeno a immaginare quanto sia stato brutto sentirsi dire di non poter entrare in un locale solo perché indossavi con orgoglio il cappellino e una maglietta con i colori della tua amata Lazio. Per questo”, annuncia la società, “abbiamo pensato di invitarti a Formello, nel cuore della nostra casa, per stare insieme alla squadra, allo staff e a chi lavora ogni giorno per rendere speciale questa maglia. Sarai la benvenuta perché chi ama la Lazio è parte integrante della nostra storia. Ti aspettiamo a braccia aperte”.

Sulla questione interviene anche il Pescara, che rispondendo al tweet della Lazio scrive: “Abbiamo appreso quanto accaduto alla vostra giovane tifosa. Negare l’ingresso in un locale della nostra città a una bambina per la sua fede calcistica è un gesto che non ha alcuna giustificazione. Cara Emma, ci dispiace per ciò che hai vissuto”. Una presa di posizione importante, se si considera che da alcuni decenni c’è un’accesa rivalità sportiva tra le due società. Che però, ovviamente, non può e non deve giustificare simili gesti.

Il mondo della politica si è fatto invece sentire tramite il consigliere comunale di Montesilvano Marco Forconi e il candidato sindaco Gianluca Fusilli. Il primo ricorda di essere tifoso della Lazio “con orgoglio e rispetto”, precisando che “trovo questo episodio non solo vergognoso, ma lesivo dell’immagine di una città che vuole vivere di turismo e accoglienza. Discriminare una bambina per il colore di una maglietta significa avere smarrito il senso delle proporzioni, del rispetto e dell’educazione. La rivalità sportiva è un'altra cosa. Auspico scuse pubbliche e un segnale forte da chi di dovere”. Il secondo, invece, pur ricordando che “per chi è nato nei miei anni” l’insulto alla Lazio “è una sorta di buonanotte” che “ci aiuta a dormire meglio”, precisa: “Se quel ristoratore lo ha fatto veramente, è un idiota”.

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