«Conti in ordine e nessuno spreco»

L’ex direttore Di Matteo: «Anch’io avanzo soldi. Il tfr d’oro? Fango contro di me»

PESCARA. L’assessore regionale Donato Di Matteo, 56 anni, medico, ex sindaco di Roccamorice e per 9 anni ai vertici dell’Aca, è stato anche direttore generale dell’azienda Majella e Morrone srl: «Non ci sono debiti», assicura, «per 5 anni, fino al primo luglio scorso, ho attuato una politica di risanamento aziendale, lo sanno tutti: ho lasciato un quadro di normalità se non per la carenza di liquidità dovuta ai mancati pagamenti da parte degli enti pubblici». Una crisi da 3 milioni di euro con 66 dipendenti senza stipendio da 7 mesi. Non è un buco nero, per Di Matteo: «Il bilancio è in equilibrio e i crediti vantati sono certi ed esigibili. Si risolverà tutto».

Ma come si è arrivati a tre milioni di euro di debiti?

«Ma quali debiti? I conti sono in ordine. Esiste un problema di liquidità causato dai mancati saldi delle amministrazioni pubbliche e che, di conseguenza, ha provocato ritardi nei pagamenti delle tasse con l’addebito di sanzioni e interessi. Ricordo che questa è la terza azienda della Val Pescara che dà lavoro a 70 persone».

Però, i dipendenti sono senza stipendio da 7 mesi. Perché?

«Accade perché i Comuni che dovrebbero pagare le rette per i servizi resi dall’azienda non l’hanno ancora fatto e, senza queste entrate, è impossibile pagare i dipendenti. L’arretrato degli stipendi ammonta a meno di 350 mila euro. Sicuramente, è un fatto gravissimo che mette in difficoltà le famiglie: ho chiesto l’interessamento della Regione che può anticipare il saldo degli stipendi. Non si tratta di un contributo extra, ma di coprire spese dovute».

I sindaci di Scafa e Tocco hanno parlato di un trattamento di fine rapporto da 80 mila euro a fronte degli stipendi non pagati: le risulta?

«Sono stato 6 anni fermo per un’indagine e, adesso, non permetto a nessuno di riportare stupidaggini sul mio conto. Sottolineo che, per la mia attività, ho percepito uno stipendio ridotto da tremila euro e qualcosa al mese, sicuramente non da direttore generale, quindi, mi chiedo come sia possibile parlare di 80 mila euro. La verità è che anch’io avanzo mensilità e una ventina di mesi di contributi previdenziali ma, a fronte del dramma delle famiglie dei lavoratori e del mio incarico in Regione, sarebbe davvero ridicolo che io protestassi. Ho percepito un’indennità di fine rapporto come tutti i dipendenti che si sono dimessi, più vicina a 15-20 mila euro che a 80 mila. Purtroppo, in questa situazione di crisi, c’è chi tenta di infangare il mio nome mettendo chiacchiere in giro ma ne parlerò con il mio avvocato».

Cosa farà adesso la Regione?

«Se si ritiene che la società sia fallita, allora, che si portassero le carte in tribunale e basta ma se il problema è solo una carenza di liquidità, allora, la situazione è un’altra: c’è una volontà della Regione, di cui ha parlato anche il presidente Luciano D’Alfonso, di affrontare il caso».

Il salvataggio è possibile?

«Sono i contabili a dire che non esistono buchi di bilancio: non si tratta di una cattiva gestione, la carenza di liquidità è legata solo allo sfasamento dei tempi tra uscite ed entrate. Durante l’ultima riunione in Regione, è stato presentato un piano sostenibile per il rilancio dell’azienda». (p.l.)

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