Cordoma e Sospiri, gli arresti sfumati

Ecoemme, la polizia ha chiesto i domiciliari due volte: «Favorito il monopolio di Di Zio»

MONTESILVANO. La squadra mobile della polizia ha chiesto, due volte, l'arresto di Sospiri e Cordoma. L'accusa: aver «favorito» il «monopolio» dei rifiuti in mano alla Deco spa dei fratelli Rodolfo ed Ettore Ferdinando Di Zio. Nel faldone dell'indagine sull'Ecoemme, decine di migliaia di carte, sono contenute anche due richieste di arresto ai domiciliari per Lorenzo Sospiri, coordinatore provinciale del Pdl, consigliere comunale a Pescara e consigliere regionale, e per il sindaco di Montesilvano Pasquale Cordoma. È lo stesso Cordoma a parlare di «monopolio»: «Di Zio è la Deco, ha il monopolio della spazzatura in tutto l'Abruzzo. Semplicemente questo», così il sindaco commenta al telefono con la moglie Silvia Alberici la notizia dell'arresto dell'ex assessore regionale Lanfranco Venturoni, oggi capogruppo Pdl, e dell'imprenditore Di Zio nel filone teramano dell'indagine. «Peccato, però, che proprio Cordoma», annota la polizia, «con la sua inversione di marcia (da nemico ad alleato dei Di Zio, ndr) abbia contribuito affinché il monopolio non mutasse».

La procura non ha disposto misure cautelari: la mole di documenti sequestrati dalla polizia è stata giudicata «imponente» e «sufficiente» in sede di processo.

L'ARRESTO DI DEL TURCO
Sembra incredibile ma è l'arresto dell'ex governatore Ottaviano Del Turco, il 14 luglio 2008, a innescare la bomba dei rifiuti: sì perché prima dell'azzeramento della giunta regionale a causa dello scandalo sanità, il 4 luglio, Cordoma va in questura a Pescara e denuncia le «illegalità» dell'Ecoemme invocando l'intervento della procura. Dieci giorni dopo, la Regione Abruzzo sprofonda nel caos, si torna alle elezioni e Sospiri, in lizza per un posto, comincia subito a cercare contributi per la campagna elettorale. Così il 18 luglio 2008, ad appena quattro giorni dall'arresto di Del Turco, ecco il primo contatto tra Sospiri e Di Zio (nessuna telefonata tra il primo giugno e il 18 luglio). Tra Sospiri e Di Zio, i contatti si infittiscono fino al 28 ottobre 2008 (cinque telefonate dalle 10,30 alle 17,28) quando la Deco dice sì a un contributo di 10 mila euro.

L'ATTO DI ZUPO
La prima richiesta di arresto ai domiciliari per Sospiri e Cordoma è del 25 giugno dell'anno scorso e precede, quindi, i due arresti legati al filone teramano dell'inchiesta sui rifiuti. Nell'informativa di 507 pagine firmata dall'ex capo della squadra mobile Nicola Zupo, promosso primo dirigente e trasferito alla questura di Ravenna, è rivelata la difficoltà degli agenti della polizia di fronte a «una moltitudine di norme violate con sistematicità».

L'informativa sull'Ecoemme, società mista dei rifiuti nata nel 1999 e composta da Comune di Montesilvano (49,86 per cento), Comunità montana Vestina (2,31) e Deco (47,83), boccia un decennio di politica piegata agli interessi dei Di Zio: «L'Ecoemme ha segnato un grande assente ingiustificato cioè il Comune di Montesilvano. Nel tempo», recita l'atto di Zupo, «il Comune non ha mai espletato un serio controllo sull'operato di una società che, in dieci anni, ha incassato più di trenta milioni di euro».

Così contestando, reati dall'abuso d'ufficio alla truffa fino alla corruzione e associazione a delinquere, la squadra mobile ha chiesto l'arresto in carcere per gli imprenditori ed ex esponenti dell'Ecoemme Ettore Ferdinando ed Ettore Paolo Di Zio, Giordano De Luca, per il sindaco di Farindola Antonello De Vico e per Fabio Savini, ex rappresentante della Comunità Vestina, e i domiciliari per Sospiri e Cordoma, tutti soltanto indagati.

LA RICHIESTA BIS
La richiesta di arresto ai domiciliari si ripete il 3 gennaio scorso, lo stesso giorno in cui il Comune dà il via alla gara d'appalto per i rifiuti attesa dal 31 dicembre 2006. La firma, stavolta, è del successore di Zupo, Pierfrancesco Muriana: «Le esigenze cautelari appaiono accresciute», scrive Muriana insieme all'ispettore capo Franco Nonni, «visto che le perquisizioni prima (novembre 2009) e le misure cautelari dopo (settembre 2010) non sembrano aver determinato l'interruzione» dei reati.

«COME CANTAGALLO»
Nel documento è demolita l'immagine di Cordoma, eletto sindaco nel 2007 sotto la bandiera della legalità dopo lo scandalo giudiziario di Enzo Cantagallo: «Così come accaduto all'epoca dell'ex sindaco Cantagallo che, soltanto dopo aver appreso delle indagini a suo carico (a seguito di una fuga di notizie), manifestava il suo convincimento di dover procedere con gare d'appalto in materia di fossi di scolo, così Cordoma, solo dopo l'intervento dell'autorità giudiziaria, concretamente procedeva a indire, asseritamente "senza indugio" ma in realtà con colpevole ritardo la gara d'appalto».

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