Partita tra 16enni finisce a botte tra adulti. Un papà ferito: «Li denuncio»

3 Maggio 2025

Si tratta della semifinale tra Gissi e Sambuceto calcio. I padroni di casa negano e annunciano querele. La ricostruzione di quanto accaduto 

GISSI. Una partita a calcio tra ragazzi di 16 anni finisce a botte, ma a darsele sono gli adulti a fine gara, con un genitore finito in ospedale con una prognosi di 7 giorni e un altro ragazzo che ha dovuto far ricorso alle cure del pronto soccorso. La partita si è svolta l’altro ieri sul campo del Gissi: l’Unione sportiva Gissi e il Sambuceto Calcio si giocavano la semifinale del campionato provinciale under 17, vinta dai padroni di casa 4-3, ma solo ieri sera la società del Sambuceto calcio ha diffuso un pesante comunicato di accuse.

E dopo aver descritto il clima sugli spalti («I tifosi dell’Unione Sportiva Gissi durante tutta la partita inveivano contro l’arbitro, il portiere e la tifoseria del Sambuceto composta dai genitori dei ragazzi che giocavano»), la società ospite denuncia: «I sedicenti tifosi di Gissi si sono resi protagonisti di una vera e propria caccia al tifoso avversario, culminato con un agguato e un’aggressione a danno di un genitore di un ragazzo del Sambuceto calcio».

Un’aggressione che il diretto interessato, che preferisce non dare il nome a tutela del figlio minorenne, racconta così al Centro: «Dopo tutti gli insulti ai nostri ragazzi, nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo una mamma è scesa nel chiosco sotto alle tribune per dire alle persone presenti di smetterla. Sono sceso anche io a supporto della signora che ho poi riaccompagnato alle tribune. La partita è proseguita in un clima surreale, con gli insulti e le minacce anche all’arbitro, che era pure un ragazzino. Finita la partita i ragazzi del Sambuceto, esasperati da quel clima, hanno buttato fuori dal campo i palloni del Gissi. Intanto io sono uscito, e andandomene sono passato di nuovo davanti a quel chiosco con quelle persone che bevevano e fumavano. Gli passo davanti guardandoli in faccia, ma appena esco dalla porta dello stadio mi urlano insulti e parolacce».

E aggiunge: «Il tempo di girarmi per chiedere quale fosse il problema e mi sono venute addosso due persone, poi altre 15 che mi portano fuori dallo stadio, mi buttano sul cofano della macchina, mi trattengono le mani e mi colpiscono in volto. Qualcuno ha chiamato l’ambulanza, che è stata pure accerchiata da queste persone che gridavano che doveva essere medicato un ragazzo ferito, dicendo ai soccorritori che io ero caduto da solo. Dico solo che un operatore dell’ambulanza mi ha detto che ce ne dovevamo andare sennò se la prendevano anche con lui. Ma alla fine», riferisce il genitore, «meno male che ci sono andato di mezzo io e non i ragazzi. Ma ora li denuncio, ho già preso appuntamento con i carabinieri. Ho ferite ed ematomi, la distorsione a un ginocchio e 7 giorni di prognosi come hanno messo sul referto al pronto soccorso di Vasto».

Ed è questa aggressione che il Sambuceto calcio denuncia nella nota pesantissima in cui parla di «branco di tifosi composto da almeno 10 elementi», e si riserva «di attivare eventuali azioni penali a carico di personaggi che non hanno niente a che vedere con lo sport, specie se si tratta di partite di ragazzi». Riservandosi anche «di negare l’ingresso ai sostenitori dell’Unione sportiva Gissi in occasione della partita di ritorno alla Cittadella dello sport di San Giovanni teatino».

Tuona dall’altra parte il direttore sportivo dell’Unione sportiva Gissi, Maurizio Iagnello, dopo aver ricevuto anche lui il comunicato della società avversaria ieri sera: «Ho appena ricevuto la nota, sono fatti non veri», dice subito, «e per questo chi ha diffuso quel comunicato sarà denunciato per diffamazione. Il soggetto in questione (il papà finito in ospedale ndr), ha scatenato la situazione. Che poi, sono stati venti secondi di spinte fuori dallo stadio. Altro che branco: è finito anche un nostro ragazzo di 18 anni in ospedale per i graffi che gli ha fatto lui. Ma se loro vogliono aumentare la dose con questo comunicato lo faremo anche noi, anzi, faremo il doppio, denunciando chi dice falsità e ci diffama».

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