Corso Vittorio e palazzo Clerico: ecco la faccia decadente della città 

Lungo la strada un tempo snodo viario e commerciale, si erge l’imponente edificio liberty disabitato Ma per l’ex sede del liceo ginnasio ci sono progetti di rinascita. Gli eredi: «Rimesso a nuovo in 2 anni»

PESCARA. Le persiane delle finestre sono quasi tutte chiuse, vietando alla luce di entrare tra gli appartamenti che si snodano nei tre piani. La facciata è sbiadita dal tempo, sporcata dallo smog e, nella parte più bassa, qui e là imbrattata da qualche graffitaro improvvisato. I numerosi negozi al piano terra sono ormai tutti sfitti e sulle vetrine, tra serrande abbassate e insegne spente, campeggiano cartelli che annunciano il recente trasferimento a poche centinaia di metri. Su un lato, quello che nasceva come atrio realizzato in un secondo momento e che doveva diventare un ulteriore locale a destinazione commerciale, di fatto non è stato mai completato. Maestoso e imponente, con le sue linee tipicamente in stile liberty, palazzo Clerico, lungo corso Vittorio Emanuele II, potrebbe essere un gioiello nel cuore della città e invece è quasi del tutto dimenticato. Testimone dell’antico splendore di una strada che un tempo rappresentava il fulcro del capoluogo adriatico, oggi è lasciato a se stesso. Al suo fianco un altro diamante grezzo, l'ex Ferrhotel, l'albergo dei ferrovieri da 1500 metri quadrati che verrà trasformato in un ostello per universitari. Il palazzo venne realizzato intorno agli anni ’20, da Francesco Clerico, costruttore pescarese, di cui i figli Emidio e Domenico hanno seguito le orme. L’edificio sorgeva nel centro nevralgico di Pescara. Fino ad almeno gli anni ’60, corso Vittorio Emanuele era una strada viva e vissuta, di giorno costellata di attività commerciali di ogni genere e di sera con la birreria Dreher che era punto di ritrovo per i pescaresi. E poi era snodo del traffico cittadino dell’epoca, anche ferroviario, con il trenino per Penne. Oggi l’immobile, che si sviluppa tra i civici 225 e 251, è per la maggior parte di proprietà degli eredi di Clerico: i nipoti (figli di Domenico) Francesco, commercialista, Luigi, ingegnere e l'imprenditore Alessandro Paolo, insieme alla madre Maria Stella Rossi. Una porzione costituita da tre appartamenti nel versante nord, con i corrispondenti locali commerciali al di sotto, appartiene invece alla famiglia Santuccione, parente dei Clerico. Proprio quegli appartamenti e gli spazi che ospitano un ristorante sono gli unici che oggi, nonostante lo stato di abbandono nel quale versa l’edificio, sono regolarmente occupati e vissuti. «Il fabbricato poco dopo la costruzione», ricorda Francesco Clerico «in un suo grande blocco ha ricoperto una funzione pubblica e sociale. La navata nella porzione a sud venne utilizzata come sede del liceo Ginnasio di Pescara, mentre quella a nord restava a vocazione residenziale. Nella parte al piano terra invece trovavano posto le attività commerciali come ora». Palazzo Clerico ospitò il Regio Liceo Ginnasio, retto dal primo preside, Gino Cappelletti, fino al 1935. Successivamente divenne sede di un istituto tecnico commerciale e poi ancora di una scuola materna fino agli anni ’80. È proprio allora che comincia il declino del palazzo, con l’immobile che rimane sfitto nei piani superiori, tranne qualche sporadica eccezione, ma con i negozi attivi al di sotto.
In vista dell’imminente intervento di ristrutturazione che i proprietari hanno in mente, anche i locali commerciali al piano terra ormai sono vuoti. Tranne che per la braceria, la pizzeria, i negozi di calzature e di abbigliamento sono migrati a poche centinaia di metri di distanza.
«Abbiamo intenzione di fare una massiccia opera di riqualificazione di tutto l'immobile», annuncia Francesco Clerico «sia da un punto di vista sismico che degli efficientamenti energetici, sfruttando le possibilità del bonus 110. Per questo nel frattempo abbiamo liberato gli spazi dei locali commerciali al piano terra. Non sappiamo ancora che tipo di destinazione andremo a dare all’edificio, anche perché sarà necessario un confronto con il Comune. Ottimisticamente vorremmo cominciare i lavori nel giro di 4-5 mesi, con l’obiettivo di completare tutto entro due anni».