PESCARA

«Cuccioli uccisi dentro il canile»: sotto accusa un veterinario Asl 

Esposto di un’associazione animalista fa scattare le verifiche sulla gestione dell’impianto comunale. Indagato il direttore: avrebbe eliminato cani in salute. Finisce nei guai anche un altro dirigente

PESCARA. L’esposto presentato in procura da un’associazione che tutela gli animali fa esplodere un vero e proprio caso alla Asl di Pescara e solleva un velo sulla presunta mala gestione del canile comunale in cui operano i medici della stessa Asl: un’inchiesta è in corso e al momento mette nei guai due dirigenti del servizio veterinario, uno dei quali anche direttore del canile di Città Sant’Angelo finito nel mirino della magistratura. Si parla di alcuni episodi di eutanasia di cani, che sarebbero stati eliminati senza necessità, ma a volte soltanto per fare un favore a qualche amico che non voleva magari spendere soldi per seguire tutta la procedura prevista per l’eliminazione di un animale. Un’ipotesi sulla quale, dallo scorso mese di maggio, cioè da quando è stato presentato quel dettagliato esposto, la procura sta indagando avvalendosi anche dei carabinieri forestali: l’obiettivo è accertare se quegli episodi corrispondano al vero. Se così fosse ci si troverebbe di fronte a fatti di una gravità inaudita, ancor di più perché vittime sarebbero animali indifesi.

Un caso che rischia di avere una risonanza importante tanto che il procuratore capo, Giuseppe Bellelli (nella foto in basso), ha deciso di seguire in prima persona il fascicolo, insieme al sostituto Benedetta Salvatore. Due gli indagati: sono dirigenti della Asl pescarese, già raggiunti da qualche tempo da un avviso di garanzia. Si tratta di Franco Ruggeri, direttore dell’unità operativa complessa servizio di sanità animale della Asl di Pescara, che avrebbe agito, secondo quanto sostiene la procura, in concorso con Lucio Di Tommaso, in qualità di veterinario dell’unità operativa semplice igiene urbana-veterinaria della stessa Asl, nonché dirigente del canile sanitario della Asl che si trova a Città Sant’Angelo.

Entrambi devono rispondere di abuso d’ufficio, mentre il solo Di Tommaso anche di uccisione di animali. Nel capo di imputazione (già notificato agli interessati e ai rispettivi legali di fiducia, Domenico Russi e Giuseppe Cichella, con l’avviso di garanzia) si contesta ai due, in relazione all’abuso d’ufficio, di aver omesso di «astenersi in presenza di un interesse proprio, disponendo, senza necessità il ricovero presso il canile sanitario e la successiva eutanasia di un cane lupo cecoslovacco, cane che veniva prelevato presso l’abitazione del proprietario da un agente tecnico (accalappiacani) del dipartimento di prevenzione della Asl, su richiesta del padre del proprietario, cliente della Clinica Veterinaria Saline di proprietà dello stesso Ruggeri, in tal modo procurando un ingiusto vantaggio patrimoniale al proprietario del cane, consistito nel mancato esborso delle spese di custodia, di accudimento e di soppressione, peraltro ingiustificata, dell'animale». E qui si innesca un altro problema legato alla presunta incompatibilità di Ruggeri a gestire una sua clinica essendo dipendente della Asl.

Per quanto riguarda Di Tommaso, invece, c’è anche l’accusa di uccisione di animali: «Uccideva senza necessità cuccioli di cane mediante la somministrazione del farmaco Tanax». L’inchiesta mira ad accertare se quella dell’eutanasia era una prassi o meno, partendo proprio da una cucciolata, nata sembra dentro il canile comunale, che non aveva nessun problema di salute, ma che sarebbe stata comunque eliminata. Gli inquirenti, che sarebbero in possesso di elementi importanti su quanto denunciato dall’associazione animalista (che avrebbe svolto autonome indagini su diversi episodi), nello scorso mese di settembre hanno disposto anche una serie di perquisizioni e acquisizioni di documenti nello specifico servizio della Asl, ma anche nei locali che erano nella disponibilità dei due indagati. Uno dei primi obiettivi degli inquirenti sarebbe stato quello di acquisire documentazione relativa all’ingresso e al decesso degli animali nel canile angolano, per eseguire una serie di accertamenti e verifiche soprattutto sulle cause della morte degli animali.

All’attenzione della Procura anche il lavoro svolto dall’accalappiacani (la cui posizione viene citata sempre nell’esposto) che, in più di una occasione, avrebbe agito da solo, senza la presenza del medico veterinario, anche in relazione alla somministrazione di farmaci importanti, quali quelli necessari alla narcosi degli animali, che imporrebbero la presenza di un medico. Insomma, la procura ha deciso di accendere un faro sull’attività del servizio veterinario e in particolare su tutto quello che avviene nel canile di Città Sant’Angelo.

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