SULMONA

Cure a domicilio dietro pagamento, medico condannato a 6 anni e 9 mesi

Il dottore è stato ritenuto colpevole di concussione e pecupato per tre casi distinti

SULMONA. Sei anni e nove mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici, interdizione per cinque anni dall'esercizio della professione, risarcimento da liquidare alle parti civili, pagamento delle spese processuali. È questa la condanna inflitta dal collegio giudicante del tribunale di Sulmona a un medico di Sulmona (L'Aquila) per peculato e concussione.

Tre episodi finiti in un unico procedimento penale, per uno dei quali il medico era stato arrestato e sospeso dall'esercizio della professione. I fatti risalgono al 2021. Secondo l'imputazione il medico, abusando dei suoi poteri, avrebbe proposto a un anziano l'infusione a domicilio di un trattamento costituito da dieci flebo di un costoso farmaco per un corrispettivo di 1.500 euro. Il paziente era affetto da dolori diffusi alle gambe, causati da stenosi, tanto da rendere necessario un duplice intervento.

Sempre secondo l'accusa il medico, recandosi a casa dell'uomo, lo avrebbe costretto a farsi consegnare la somma equivalente a un'infusione, con l'aggravante di aver approfittato della sua condizione di fragilità. Stessa denuncia era arrivata da un altro anziano che aveva contestato al medico le stesse condotte. Infine, nel procedimento è finito anche l'episodio dell'ottobre 2021, quando il medico fu arrestato dai carabinieri del Nas a seguito di perquisizione. Secondo l'accusa, si sarebbe appropriato di siringhe e medicinali all'interno del pronto soccorso dell'ospedale di Sulmona, per l'equivalente di 150 euro al fine di svolgere le prestazioni a domicilio. Cure a domicilio che avrebbe erogato a una paziente oncologica in cambio di 230 euro.

L'intero castello accusatorio è stato confutato dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Alessandro Margiotta e Alessandro Scelli, secondo i quali non vi sarebbe la concussione poiché il medico non agiva in qualità di pubblico ufficiale a casa dei pazienti né avrebbe usato violenza e minaccia. Inoltre, i farmaci che somministrava li aveva nella sue disponibilità, nella cosiddetta borsa medica. La Procura aveva chiesto una condanna a nove anni e otto mesi.