D’Alfonso, terza assoluzione: promozione di Dezio legittima

15 Giugno 2013

Concorso in Comune, ribaltata la condanna a 4 mesi per aver attribuito senza concorso a Dezio funzioni da dirigente

PESCARA. Nel giro di quattro mesi l’ex sindaco Luciano D’Alfonso esce indenne da tre partite giudiziarie: prima l’assoluzione dal processo più importante, quello per le tangenti in Comune, poi il proscioglimento da parte del giudice per l’udienza preliminare dall’inchiesta urbanistica e, ieri, la Corte d’Appello ha ribaltato la condanna a 4 mesi in primo grado assolvendo l’ex sindaco dall’abuso nella vicenda del concorso del dirigente Guido Dezio. E’ arrivata alle 11 la decisione dei giudici aquilani che, un anno fa, si erano già pronunciati sulle altre quattro persone finite nell’inchiesta del concorso e che avevano scelto il rito abbreviato: il dirigente Dezio – anche lui uscito indenne dal processo per tangenti in Comune – era stato condannato in primo grado a quattro mesi dal giudice per l’udienza preliminare e assolto dalla Corte d’Appello con formula piena. Quel giorno, inoltre, i giudici di secondo grado avevano anche confermato l’assoluzione per i tre componenti della commissione d’esame per il concorso da dirigente amministrativo: l’ex segretario generale Vincenzo Montillo, scomparso nell’agosto 2011, e gli avvocati Paola Di Marco e Carlo Montanino. Da definire, quindi, mancava soltanto la posizione dell’ex sindaco D’Alfonso scagionato, da ieri, dall’accusa di abuso d’ufficio che, nel frattempo, era caduta in prescrizione.

Rimanda a un concorso del 2004 l’inchiesta guidata dal pm Paolo Pompa che si concentrò sul ruolo di Dezio, su un concorso per esami per la copertura di due posti di dirigente amministrativo a tempo indeterminato. L’ex sindaco, in particolare, era accusato di aver assegnato a Dezio le funzioni di dirigente del suo staff in Comune senza procedere a un bando pubblico come previsto dai regolamenti municipali in vigore all'epoca. Era il 22 novembre 2004. Un anno dopo, D’Alfonso attribuisce al suo ex braccio destro la responsabilità di due settori chiave del Comune: l’incarico di dirigente del settore Provveditorato ed economato per la durata di due mesi e quello di dirigente del settore Provveditorato e patrimonio del Comune per la durata di un anno. Secondo le motivazioni della condanna a 4 mesi del collegio allora presieduto da Carmelo De Santis – che assolse D’Alfonso da altri due episodi di abuso – l’attribuzione a Dezio delle funzioni da dirigente doveva «considerarsi illegittima perché decisa dal sindaco in violazione di tre articoli del regolamento comunale vigente all’epoca» il quale prevedeva che la giunta procedesse a un bando pubblico. Nel frattempo l’avvocato dell’ex sindaco, Giuliano Milia, impugna la decisione e ricostruisce il quadro normativo concludendo che «la conoscenza della necessità di una procedura di evidenza pubblica per la copertura di posti dirigenziali non vale a provare che D’Alfonso abbia nominato Dezio per arrecargli un vantaggio patrimoniale doppiamente ingiusto» e chiede di assolvere, come è accaduto ieri, l’imputato dall’abuso. Il nome di D’Alfonso, mentre si attende l’esito dell’appello per il processo per presunte tangenti, figura in altri due procedimenti aperti: quello incentrato sulla strada Mare-Monti in cui l’ex sindaco è stato da poco rinviato a giudizio e il cui dibattimento inizierà il 6 novembre e nell’inchiesta aquilana Ecosfera in cui D’Alfonso è accusato di corruzione.

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