Il 24enne arrestato dalla polizia appena sbarcato a Pescara dall'aereo che lo ha riportato dalla Turchia

L'INCHIESTA

Dall'Abruzzo a terrorista di Al Qaeda arrestato in Turchia: le indagini da Pescara e L'Aquila /VIDEO

Chi è il giovane ricercato da tre anni: è stato individuato in Siria e preso dalla polizia. Dalla provincia pescarese si era subito trasferito in Svizzera e poi in Medio Oriente. I dettagli dell'operazione, il questore e la dirigente Digos

ROMA. Un 24enne foreign fighters italiano _ di origini abruzzesi _ che ha combattuto con alcuni gruppi terroristici affiliati ad Al Quaeda in Siria e Iraq è stato arrestato dalla polizia in Turchia al termine di un'indagine iniziata nel 2015 dall'Antiterrorismo e dalla Digos di Pescara. Destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare emessa nel 2017, il 24enne è stato rintracciato nei pressi di Idlib, in Siria. Grazie alla collaborazione delle autorità turche e degli uomini dell'Aise, il giovane è stato trasferito ad Hatay dove è stato preso in consegna dalle autorità di polizia.

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Terrorismo internazionale, l'arrivo a Pescara del 24enne presunto affiliato di Al Qaeda
L'arresto eseguito in Turchia e la presa in consegna del giovane con origini abruzzesi (video polizia)

Si tratta di Stefano Costantini: nel corso di una videoconferenza della questura di Pescara è stato confermato che il 24enne è di origini abruzzesi _ il padre è della provincia di Pescara, la madre della provincia di Lecce _ ma è nato e residente in Svizzera (cantone di San Gallo).

Nei primi giorni di gennaio 2020, durante un’offensiva attuata dalle forze governative siriane, appoggiate dai russi, in una escalation di attacchi aerei e di terra sulla regione di Idlib, il foreign fighter arrestato il contattava su whatsapp i propri familiari per manifestare una grande preoccupazione per la vita dei propri bambini, in quel momento chiusi in casa insieme ai genitori, sotto i bombardamenti. Attraverso i contatti fiduciari in atto, il giovane e la moglie esprimevano la volontà di mettersi in salvo, cosa che avveniva circa 15 giorni dopo, quando la famiglia lasciava il centro abitato di Idlib per rifugiarsi in un’altra abitazione fuori città, insieme a centinaia di altre persone in fuga.

Da tempo nella lista dei foreign fighters, è sposato con una tedesca di origini turche _ che è rimasta in Turchia _ e ha quattro figli minorenni gli ultimi tre dei quali nati in Siria ma a tutti gli effetti cittadini italiani. Le accuse nei suoi confronti sono associazione con finalità di terrorismo anche internazionale, arruolamento, apologia del terrorismo e istigazione a commettere crimini aventi tali finalità. L'indagine è stata coordinata dalla Procura distrettuale antimafia dell'Aquila competente per i reati terroristici.

Come si legge in un nota della polizia, il giovane, residente in Svizzera con la famiglia, si è convertito all'islam da minorenne e successivamente ha intrapreso un percorso di radicalizzazione. Dopo aver spostato l'ideologia jihadista, il 24enne si è trasferito nel 2014 in Medio Oriente, aderendo a Jabat Fatah al Sham (già Jabhat Al Nusar), una formazione di stampo qaedista, insieme alla moglie.

Sul suo profilo Facebook raccontava i progressi da pugile, mentre coltivava il nuovo fervore religioso sulle chat social di propaganda fondamentalista, dove fra l'altro ha conosciuto la moglie, sposata prima di partire per la Siria nel settembre 2014, imbarcandosi da Bari verso la Turchia. Intuita la strada intrapresa dal figlio, ancora minorenne, suo padre segnalò alle autorità svizzere la sua partenza.

Le indagini degli uomini e delle donne del Servizio per il Contrasto all'Estremismo e Terrorismo Esterno della DCPP/UCIGOS hanno consentito di accertare che il giovane ha partecipato anche a combattimenti tra le fila dei gruppi terroristici affiliati ad Al Qaeda tra la Siria e l'Iraq e ha svolto attività di proselitismo.

Le informazioni ottenute in seguito ad una rogatoria internazionale e la collaborazione della Turchia hanno consentito agli investigatori di localizzarlo nell'area di Idlib, dove viveva con la famiglia: il giovane, una volta rintracciato, ha chiesto di potersi consegnare alle autorità italiane. Gli uomini dell'Antiterrorismo, dell'Aise e della Digos di Pescara sono così andati ad Hatay, città nei pressi del confine siriano, per prendere in consegna il 24enne, che ora è già in carcere a Teramo La moglie e i tre figli, invece, sono rimasti in Turchia per volontà degli stessi coniugi.

IL QUESTORE. «Sono state indagini complesse, lunghe e delicate che hanno visto impegnati i nostri agenti con i metodi tradizionali di investigazione attraverso anche la consultazione dei social. Parliamo di indagini che hanno riguardato una persona operante in un Paese straniero ed in territorio di guerra e che, proprio per la loro delicatezza ci hanno visto lavorare in grande sinergia con la Direzione Centrale della Polizia di Stato», ha detto il questore di Pescara Luigi Liguori.

LA DIRIGENTE DIGOS. Il dirigente della Digos di Pescara Leila Di Giulio ha aggiunto: «Le indagini sono iniziate alla fine del 2014 ed hanno consentito di acquisire numerosi elementi probatori circa il reale sostegno del cittadino italiano alle fazioni terroristiche operanti in quei territori di guerra. Per giungere all'individuazione dell' arrestato importante è stata la collaborazione delle polizie svizzere e turche che sono riusciti ad acquisire importanti riscontri dell'effettivo coinvolgimento del 24enne nei combattimenti sul territorio siriano contro le truppe del presidente Assad e riguardo alla sua costante presenza nell'area, al confine tra la Siria e la Turchia, controllata dai gruppi di Jabhat Al Nusra».