Dalla condanna per omicidio a una multa

21 Novembre 2025

Morte di un automobilista dopo la lite in strada: la Corte d’Assise d’Appello riqualifica il reato e lascia solo le lesioni

PESCARA. I giudici della Corte d'Assise d'Appello di L'Aquila cancellano la condanna di primo grado inflitta a Mattia Nerone, il giovane (25 anni, di Pescara) che era stato condannato dal giudice (gup) di Pescara, con il rito abbreviato, a 3 anni e 2 mesi per omicidio preterintenzionale e lesioni personali (nei confronti della figlia della vittima) a seguito di una banale lite per un parcheggio. Era l’11 luglio del 2019, zona pineta. Dal fatto scaturì il decesso dell'altro automobilista, Tiziano Paolucci, 56, originario di Tollo.

Una decisione che ha scatenato la reazione dei familiari della vittima (assistiti dagli avvocati Sabrina Sbaraglia e Antonello Campanelli) che erano già insoddisfatti dell'esito del primo grado, e che ora, a maggior ragione, non accettano una decisione del genere.

La Corte ha in sostanza dichiarato il non luogo a procedere nei confronti dell'imputato dopo aver riqualificato il reato da omicidio preterintenzionale a percosse, reato che non è stato possibile prendere in considerazione in quanto manca la querela che i congiunti avrebbero dovuto a suo tempo presentare.

L'unico reato rimasto in piedi a carico dell'imputato è stato quello di lesioni personali nei confronti di una delle figlie della vittima, Silvia Paolucci, che si mise in mezzo per dividere il padre dall'automobilista e rimediò inavvertitamente qualche colpo: reato che in primo grado venne considerato insieme a quello più grave di omicidio preterintenzionale. Lei, però, all'epoca, presentò la querela che oggi le ha permesso di ottenere la riconferma della condanna che la Corte ha stabilito in una multa di 1.000 euro in quanto le lesioni non sono state ritenute gravi.

E quindi l'epilogo del processo d'appello è questo: dalla condanna a 3 anni e 2 mesi, dal risarcimento danni da decidersi in sede civile, e da una provvisione di 20mila euro per ciascuna delle quattro parti civili, l'appello si è concluso con una semplice multa da 1.000 euro e la cancellazione di tutte le statuizioni civili. Questa la decisione della Corte presieduta dal giudice Grimaldi (a latere D'Arcangelo, con gli otto giudici popolari).

Una tragica fine per Paolucci che l'autopsia scoprì soffrire di una grave patologia cardiaca di cui non era a conoscenza.

Quel giorno Nerone si infila in un parcheggio in viale della Pineta. Paolucci, in auto, inizia a suonare il clacson, a fare «gestacci» (come riferì l'imputato): volano improperi da ambo le parti, i due iniziano a picchiarsi. Per separarli, intervengono i passanti e la stessa figlia di Paolucci. Una volta divisi, Nerone risale sull'auto e se ne va, mentre Paolucci fa circa 100 metri in auto, scende e si accascia senza vita. Il gup Colantonio aveva motivato così la sentenza di primo grado: «L'azione violenta determinava in capo al Paolucci uno stato di forte agitazione emotiva che cagionava uno scompenso acuto del miocardio, cui conseguiva la fibrillazione ventricolare ed il decesso, per l'aumento della pressione sanguigna in soggetto già gravato da restringimenti dei vasi coronarici. Pertanto, la condotta violenta ed aggressiva del prevenuto costituiva una concausa necessaria, unitamente alla patologia che affliggeva la persona offesa, del decesso di Tiziano Paolucci».