D’Attanasio, a due mesi dal rientro in Italia le cure da malato oncologico: «Sono pronto»

Il velista pescarese segue le cure in dimissione protetta: «Una nuova impresa è appena iniziata, la lotta per la vita». Il suo legale continua ad assisterlo
PESCARA. «Al di là del caso giudiziario, la storia di Carlo D’Attanasio rappresenta un caso umano e sociale, una battaglia permanente sui diritti. La vita viene prima della sentenza». Ad affermarlo è l’avvocato Mario Antinucci, a due mesi dal rientro in Italia del velista pescarese 56enne assolto con formula piena dopo cinque anni di carcere di agonia in Papua Nuova Guinea. Arrestato nel Paese oceanico nel 2020 per traffico internazionale di droga, D’Attanasio è stato liberato per mancanza di prove il 31 luglio scorso. In Papua Nuova Guinea era arrivato in barca a vela e finito in carcere dopo lo schianto di un aereo sull’isola contenente 611 chilogrammi di cocaina. In primo grado era già caduta l’accusa del narcotraffico. L’assoluzione è stata poi decisa dalla Suprema Corte di giustizia del paese oceanico. Il 14 agosto scorso è arrivato a Roma. In viaggio con D’Attanasio l’avvocato Antinucci, che lo aveva raggiunto Singapore, e il medico Damien Hasola. Il ricovero al Policlinico è stato immediato. E adesso la difesa da parte del legale continua ad assisterlo per consentirgli, da malato oncologico al quarto stadio, di riconquistare la sua vita.
I problemi di salute incidono inevitabilmente sulla capacità di riadattarsi a una quotidianità comunque segnata dalle condizioni di D’Attanasio, al momento in dimissione protetta, dopo il ricovero di un mese all’Umberto I di Roma. Al momento il 56enne segue la terapia farmacologica, in attesa di subire un intervento chirurgico. I controlli in ospedale sono costanti.
«La struttura sanitaria non l’ha abbandonato», riferisce Antinucci. «Credo sia giusto sottolineare che nel nostro Paese, quando c’è la volontà, ci sono le condizioni per aiutare una persona in circostanze particolari. Nel caso specifico, è bene ricordare che ha funzionato il sistema integrato con il Policlinico, una sinergia con i servizi sociali del Comune. Da una parte il sostegno sanitario, indispensabile e dall’altro quello Sociale».
D’Attanasio si dice pronto ad andare avanti, provando anche a riallacciare i legami interrotti negli cinque anni: «Sto sicuramente meglio, almeno psicologicamente. Le condizioni di salute mi impongono di seguire un percorso non facile, ma ho vissuto momenti peggiori. Ringrazio i medici del Policlinico per le cure garantite fin dal primo giorno di rimpatrio. Dopo aver superato la lunga parentesi giudiziaria», aggiunge, «non mi resta che affrontare la battaglia per la vita. Questa è la mia priorità e non sono spaventato. Ogni giorno, pian piano, mi accorgo che ognuno di noi potrebbe avere una forza inimmaginabile. Il problema è che, spesso, in molti non lo sanno o magari non la utilizzano. Bisogna vincere la paura dell’incertezza, dell'ignoto e uscire da quelle microscopiche zone di comfort che ci hanno abituato ad affrontare la quotidianità, forse in maniera errata. La passione per il mare mi ha insegnato a guardare oltre. Ricordo bene quando ho intrapreso il mio primo viaggio, tanti anni fa. Lasciai alle mie spalle il porto di Ortona verso una meta ignota. Non sapevo come raggiungerla, quale direzione scegliere, ma ho affrontato l’esperienza con lo spirito giusto. E ora sono pronto per questa nuova impresa».
@RIPRODUZIONE RISERVATA