Giornalisti abruzzesi in allarme: «Il Paese è meno democratico»

18 Ottobre 2025

Incontro nella sede Rai di Pescara con i rappresentanti dell’Ordine e dei sindacati. Marinucci (Odg): «Categoria sempre più minacciata, ma non smette di essere libera»

PESCARA. «Fatti come questo dimostrano che ci troviamo in un paese meno democratico di quello che pensiamo». È l’amaro commento con cui Marina Marinucci, presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, ha aperto l’incontro, ospitato nella sede Rai di Pescara, indetto per esprimere solidarietà al collega Sigfrido Ranucci e per fare il punto della situazione dell’informazione in Italia e in Abruzzo. Un incontro nato sull’onda dell’indignazione per l’attentato al giornalista di Report e replicato in tutte le redazioni della Rai. L’occasione è servita anche per stigmatizzare i recenti casi di intimidazione verso altri giornalisti abruzzesi (tra cui Gianluca Lettieri e Andrea D’Aurelio del Centro) e soprattutto per ricordare Antonio Russo, il reporter francavillese ucciso in Cecenia venticinque anni fa, il 16 ottobre del 2000.

All’incontro erano presenti, tra gli altri, anche Ezio Cerasi, segretario del sindacato dei giornalisti abruzzese, Oscar Buonamano, consigliere nazionale Odg, Patrizia Pennella, consigliere nazionale Fnsi, e Sabrina Dei Nobili, in rappresentanza del Cdr del Centro.

«Ci troviamo in un periodo in cui i giornalisti sono sotto attacco continuo», ha ribadito Marinucci, «ma nonostante attacchi, insulti e aggressioni, il giornalismo continua ad essere libero. Ma questa la bomba non è più un semplice insulto: la reazione deve essere forte e compatta. Da parte nostra, ma anche da parte dello Stato. La politica degli insulti faccia ora un passo indietro per ridare alla libertà di stampa il suo vero significato».

Sottolineato dall’Ordine dei giornalisti abruzzese anche il preoccupante fatto che un attacco deciso all’autonomia dei giornalisti è fomentata anche da una parte delle istituzioni. È Buonamano a ricordarlo. «La presa di posizione dell’Ordine è durissima. È il momento di chiamare le cose con nome e cognome, dire che mentre una parte delle istituzioni protegge il giornalismo, c’è un’altra parte che accusa nostri colleghi di aizzare l’odio, senza poi saper dire chi siano. È ora di reagire in maniera decisa a chi gioca in modo così pesante».

Dell’importanza di tutelare in ogni modo il giornalismo è convinto anche Cerasi, perché «tutelare la libera informazione, vuol dire tutelare chi lavora per fare quella informazione libera e indipendente di cui c’è bisogno». E sull’ambiguità della politica, rilancia: «A Ranucci è arrivata una valanga di messaggi di solidarietà da esponenti della politica. Anche da chi fino al giorno prima attaccava frontalmente lui e tutti i giornalisti di Report. Ciò che deve farci riflettere è l’humus, questa fase storica molto delicata in cui l’indignazione dura solo mezza giornata e le regole morali, sociali non valgono più. Bisogna riuscire a far capire che queste situazioni uccidono la democrazia».

La conclusione, a fine incontro, di Patrizia Pennella: «Quando vengono presi di mira i simboli della democrazia bisogna reagire con coraggio. E non solo come categoria».

@RIPRODUZIONE RISERVATA