Pescara

D’Attanasio: “Due anni di lotta e 13 scioperi della fame per ottenere una visita medica. Riportatemi in Italia»

1 Agosto 2025

Il velista pescarese assolto e liberato dopo cinque anni di detenzione in Papua Nuova Guinera lancia un appello al Governo. E’ affetto da una patologia oncologica al quarto stadio. «Ho bisogno di cure adeguate»

PESCARA. "Spero che il governo possa organizzare un rientro adeguato alle mie condizioni di salute, nel più breve tempo possibile. Tornare con un aereo di linea per me è complicato. Sono già grato per tutto quello che hanno fatto, ma chiedo di darmi questo ultimo aiuto per rientrare in Italia e ricevere delle cure adeguate". Così, raggiunto telefonicamente dall'ANSA, Carlo D'Attanasio, il velista pescarese che mercoledì è stato assolto dalla Corte d'Appello della Papua Nuova Guinea ed è stato liberato dopo cinque anni di detenzione. Lo skipper, ora in ospedale a Port Moresby, è affetto da una patologia oncologica al quarto stadio.

"Se fosse possibile - aggiunge D'Attanasio - vorrei che il rientro fosse organizzato in modo adeguato: non posso volare su un aereo di linea, perché ho delle stomie da sostituire, iniezioni da fare per la terapia del dolore. Non è una condizione semplice per affrontare un viaggio così lungo. Chiedo quindi al Governo un ultimo aiuto, per permettermi di tornare in Italia e ricevere cure adeguate, fare un check-up. Perché qui non so quale sia lo stato reale dell'evoluzione del mio tumore". "Ringrazio l'ambasciata, che ha dato un contributo importantissimo, soprattutto sostenendo le spese sanitarie, che erano altissime, vista la mia condizione economica. Un ringraziamento particolare va alla Farnesina e al ministro Tajani, che hanno fatto tutto quello che potevano fare. Ringrazio tutte le persone che hanno creduto in me. Sono stanco - conclude - ma veramente soddisfatto e contento. Ringrazio tutti e spero di poter rientrare nel più breve tempo possibile".

"Per due anni ho chiesto, in modo continuo, di essere visitato in ospedale, di fare degli esami, ma nessuno mi ha creduto. Sospettavo già di avere un tumore. Ho fatto tredici proteste della fame e della sete per ottenere una visita medica. Sono stati momenti durissimi. Ho rischiato la vita più di una volta, ma non avevo alternative. Alla fine ce l'ho fatta: mi hanno portato in ospedale e lì è arrivata la diagnosi". Lo racconta all'ANSA Carlo D'Attanasio, il velista pescarese che mercoledì è stato assolto dalla Corte d'Appello della Papua Nuova Guinea ed è stato liberato dopo cinque anni di detenzione. "La sentenza di appello rispetto alla condanna a 19 anni ricevuta mesi fa - afferma lo skipper - è stata estremamente positiva. Sono contentissimo, felicissimo. Me l'aspettavo, perché i giudici che componevano la commissione erano i tre migliori giudici onesti di questa nazione. Ho avuto fiducia nel loro lavoro. Ho chiesto semplicemente di essere rispettato, di essere valutato con onestà. Così è avvenuto e giustizia è stata fatta, anche se sarebbe dovuto accadere molto prima. Invece è arrivata dopo cinque anni. Cinque anni di esperienze incredibili. Sono stato scarcerato in tempo reale. E' stata una giornata piena di entusiasmo, gioia e felicità". "Oggi - prosegue D'Attanasio - mi trovo in una stanza dell'ospedale pubblico di Port Moresby. Devo ringraziare dal profondo del mio cuore il dottor Reginaldo Melis, un nostro concittadino che vive qui da trent'anni: una persona straordinaria, di una caparbietà mai vista, professionalità, rispetto ed educazione. Ho avuto la fortuna di conoscerlo. Grazie a lui ho potuto avere come rappresentante legale l'avvocato Mario Antinucci di Roma, un'altra persona incredibile, straordinaria. Entrambi - conclude - hanno segnato in maniera estremamente positiva questo percorso, dandomi la forza e il coraggio per arrivare fino ad oggi".