Carlo D’Attanasio liberato in Papua Nuova Guinea: dalle accuse alla malattia, il calvario del velista pescarese. «Ora è tornato a vivere»

Arrestato nel 2020 era stato condannato in primo grado a 19 anni. Carlo D’Attanasio, 54 anni, soffre da tempo di un tumore, ora può curarsi in Italia. L’amica Carola Profeta: “Nelle prossime ore il rimpatro, siamo in attesa”. La soddisfazione dell’avvocato
PESCARA. È stato liberato dopo essere stato assolto in Papua Nuova Guinea il pescarese Carlo D'Attanasio". Lo annuncia il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in un punto stampa all'unità di crisi alla Farnesina. "Sono stato informato questa notte dal sottosegretario Giorgio Silli in missione nella regione e dall'ambasciatore Paolo Crudele che la Corte d'Appello della Papua Nuova Guinea ha assolto il connazionale Carlo D'Attanasio, disponendo la sua liberazione", precisa Tajani. La Farnesina ha seguito con attenzione il caso del nostro connazionale - sottolinea il ministero -. Era stato condannato in primo grado a una pena detentiva di diciannove anni per riciclaggio di denaro e attualmente è ricoverato in ospedale nella capitale Port Moresby per una grave patologia. Arrestato nel 2020 era stato condannato in primo grado a 19 anni. Soffre da tempo di un tumore in stato avanzato. Ora potrà curarsi in Italia, in attesa del giudizio definitivo. Si è sempre professato innocente.
D’Attanasio era partito per compiere il giro del mondo in barca a vela in solitaria nell’estate del 2019. Nel marzo del 2020 approdò in Papua Nuova Guinea, dove decise di fermarsi per 5 mesi. Nello stesso periodo, poco prima della sua prevista ripartenza, un piccolo aeroplano si schiantò sull’isola. All’interno del velivolo la polizia trovò 611 chili di cocaina, probabilmente destinati all’Australia. Dopo qualche giorno in manette finirono tre persone del posto e D’Attanasio, indicato come l’uomo che aveva portato sull’isola il carico di droga 5 mesi prima. Pesante l’accusa: traffico internazionale di stupefacenti. Dopo alcuni mesi, però, il castello accusatorio iniziò a vacillare, anche i giornali locali dubitavano della colpevolezza dell’italiano. Non bastò: D’Attanasio venne accusato anche di presunti legami con il terrorismo internazionale, mai dimostrati. Nel corso della lunga detenzione la sua salute è progressivamente peggiorata: gli venne diagnosticata una neoplasia al colon con metastasi, per la quale ha dovuto attendere mesi prima di ricevere cure adeguate.
Oggi finalmente la vicenda si è conclusa, in virtù dell’assoluzione D’Attanasio potrà tornare in Italia e prendersi cura della sua salute.
"Nelle prossime ore verrà organizzato il rimpatrio. Siamo in attesa di avere informazioni. La Farnesina e l'ambasciata sono al lavoro. Credo si debba aspettare che venga depositata la sentenza". Lo dice all'ANSA, a proposito della vicenda di Carlo D'Attanasio, la politica pescarese Carola Profeta, amica del velista abruzzese assolto ieri dalla Corte d'Appello in Papua Nuova Guinea.
Profeta, che in questi anni si è battuta per la liberazione di D'Attanasio, dice di non essere "ancora riuscita a sentirlo" perché "probabilmente sta dormendo" e ricorda che si tratta di "un caso che investiva i diritti umani, visto che Carlo ha una patologia grave che lì non può essere curata". Nel novembre 2023 Profeta aveva lanciato un appello alla politica locale per seguire il caso del velista. Dopo i primi contatti con la Farnesina, "una svolta ci fu quando Papa Francesco andò in Papua Nuova Guinea ed ebbe un colloquio con un altro italiano, che raccontò al Pontefice la storia di Carlo", sottolinea. Profeta ricorda anche che "se fosse tornato per motivi umanitari sarebbe rimasta la condanna in primo grado, mentre lui ha preferito rischiare e fare l'appello per tornare in Italia da uomo libero".
"Carlo D'Attanasio nell'anima è tornato a vivere perché la notizia dell'assoluzione con formula piena, con queste modalità, brilla come la stella più alta nel cielo del suo firmamento. Le condizioni di salute restano gravissime, malattia oncologica al quarto stadio. Tutti lo aiuteremo. Tutti, nessuno escluso, lo dobbiamo aiutare per tornare in Italia e curarsi nel modo migliore". Lo dice alla Tgr Abruzzo l'avvocato Mario Antinucci, legale di Carlo D'Attanasio, dopo la sentenza di assoluzione del suo assistito, detenuto in Papua Nuova Guinea per quattro anni. "Naturalmente - afferma il legale - è importante curare il canale diplomatico in ragione delle gravissime condizioni di salute del signor D'Attanasio. Deve rientrare in Italia, deve essere assistito in chiave sanitaria nella trasferta e noi abbiamo ribadito ai familiari, come a chi di dovere, la nostra disponibilità ad andarlo a prendere a Singapore che è il primo scalo aereo da Port Moresby da cui partirà".
"Io non sono riuscito a incontrarlo. Ho avuto dei contatti con gli uffici preposti. Siamo all'indomani della sentenza di assoluzione con formula piena di Carlo D'Attanasio e immediata liberazione dell'assistito", aggiunge il legale Mario Antinucci, soffermandosi, a proposito della vicenda giudiziaria, sul "ruolo determinante" della presidenza del collegio di "un giudice di noto orientamento garantista", oltre al "deposito immediato dei motivi d'appello in luogo di una procedura incidentale che noi chiamiamo qui in Italia, col nostro sistema occidentale, la clemenza e chiedere immediatamente la discussione della causa d'appello". L'avvocato Antinucci cita anche la "pessima strategia da parte di soggetti influenti anche della politica nazionale della Papua Nuova Guinea" e si sofferma sul "vice primo ministro, John Rosso, e dirigenti della polizia che si sono addirittura permessi, 15-20 giorni prima del giudizio in appello di parlare di una imminente deportazione del mio assistito. Evidentemente - osserva - questo ha messo i giudici nelle condizioni migliori per saper distinguere ciò che è vero da ciò che è falso".