Denunciato dai vicini e assolto «Era lui la vittima delle angherie»

A 83 anni era finito anche ai domiciliari per presunti atti persecutori. Il giudice: il fatto non sussiste Per queste pendenze giudiziarie l’anziano non usciva più di casa. L’avvocato: «La verità dai video»
VILLA CELIERA. All’età di 83 anni, dopo essere stato bollato come uno stalker dai vicini di casa denuncianti e non solo, dopo aver vissuto anche l’onta degli arresti domiciliari e dopo aver sopportato cinque anni di processo, finalmente Fernando D’Anselmo potrà tornare a girare a testa alta nel suo paese, Villa Celiera, dove tutti si conoscono e conoscono i fatti di tutti.
Era finito sotto processo per le denunce presentate da due vicini di casa: quelle beghe, a volte inesistenti, che nascono per un banale litigio e poi si trascinano per anni. Ma il giudice Nicola Colantonio ha sentenziato per l’imputato (difeso dall’avvocatessa Anna Olivieri) l’assoluzione con la formula piena da ogni accusa di stalking stilata dalla procura: assolto “perché il fatto non sussiste”. Il lungo processo, grazie alle prove presentate dalla difesa, è riuscito a dimostrare l'opposto di quanto prospettato dall’accusa: e cioè che alla fine la vera vittima era proprio l'anziano imputato.
Nel capo di imputazione erano riportate condotte inqualificabili se si fossero dimostrate vere: si legge che l’imputato si fermava davanti al negozio dei denuncianti, «iniziando a toccarsi i genitali all’arrivo delle persone offese, nonché facendo nei loro confronti il gesto del taglio della gola, nel minacciarli ripetutamente e proferire nei loro confronti offese e ingiurie, creando disagio anche ai clienti del negozio», in modo da cagionare ai denuncianti un «perdurante stato di ansia e di paura a tal punto da costringerli a modificare le proprie abitudini di vita». I fatti vengono collocati dalla procura nel 2018.
Stando a quanto ha sempre sostenuto l’imputato, sarebbero stati invece i denuncianti a cominciare: parcheggiando di continuo dinanzi al suo garage gli creavano problemi, nonostante ci fosse una ordinanza sindacale che lo impediva. E per potersi difendere dalle accuse che gli venivano mosse, l’anziano imputato fu costretto a installare delle telecamere intorno alla sua abitazione proprio per registrare la condotta dei vicini e difendersi dalle loro angherie: argomenti che sono stati anche utilizzati durante il processo.
Le denunce dei vicini iniziarono già nel 2015, fino all'ultima del 2018 per stalking, che portò Anselmo davanti al giudice monocratico. «Attraverso le incongruenze testimoniali», afferma l'avvocatessa Olivieri, «evidentissime, e le riprese video, si è dimostrato che le parti offese non avevano subìto nessuna modifica delle loro abitudini di vita, ma viceversa era l’imputato che subiva continue angherie e vessazioni dai vicini». In un piccolo centro come Villa Celiera, dove tutti si conoscono, questa vicenda, bollata come un “conflitto fra paesani”, divenne comunque dirompente per l’imputato che era arrivato a non uscire più di casa per queste pendenze giudiziarie. E adesso potrebbe arrivare la seconda fase di questa storia: e cioè la denuncia per calunnia nei confronti dei denuncianti e per falsa testimonianza per qualcuno dei testimoni, stando alle intenzioni della difesa dell'imputato assolto.