Di Persio e le sue opere: vicino il sì alla pinacoteca

La trattativa tra l’imprenditore e la Soprintendenza verso una svolta positiva Rispolverato il progetto per l’ex sede di Bankitalia per esporre i 200 capolavori

PESCARA. La collezione Di Persio non prenderà il volo verso altre città. Le 200 opere dal valore inestimabile, conservate dall’omonimo imprenditore ex titolare dell’ hotel Carlton, dovrebbero restare a Pescara esposte al pubblico all’interno del museo che il collezionista vuole realizzare da anni nell’ex sede della Banca d’Italia, in viale D’Annunzio, diventata sua proprietà. Progetto bloccato in passato dalla Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggio d’Abruzzo.

Il suo sogno potrebbe ora avverarsi. Secondo indiscrezioni, sarebbe ripreso un dialogo tra la Soprintendenza, guidata da Francesco Di Gennaro e Venceslao Di Persio per trasformare il palazzo ormai fatiscente, che ospitava la filiale della banca centrale, in un museo. Dialogo favorito dai recenti interventi del consiglio comunale, che ha modificato un articolo delle Norme tecniche di attuazione del prg e la delibera sul patrimonio storico e architettonico di Pescara per rendere possibili gli interventi all’interno del palazzo da adibire a pinacoteca. Questa sorta di trattativa dovrebbe portare entro breve a superare quegli ostacoli che hanno bloccato sinora la realizzazione del museo, poi sfociati in azioni giudiziarie, prima davanti al Tar e poi al Consiglio di Stato.

Dell’annosa vicenda si è occupato, nel febbraio scorso, il deputato di Sinistra italiana Gianni Melilla con un’interrogazione presentata al ministro dei Beni culturali. «A Pescara», ha spiegato il parlamentare , «i collezionisti Venceslao Di Persio e la moglie Rosanna Pallotta intendono realizzare un museo con le circa 200 importanti opere reperite in tutto il mondo per consentirne una fruizione collettiva e lasciare alla comunità abruzzese e nazionale una formidabile struttura culturale». Si tratta di opere della pittura meridionale dell’Ottocento e del primo Novecento di artisti famosissimi, tra cui anche Francesco Paolo Michetti. La collezione è stata riconosciuta come una delle più importanti raccolte private. Per ammirarla si sono recati a Pescara la conservatrice del museo D’Orsay di Parigi Beatrice Avanzi, il 13 luglio del 2013 e il critico d’arte Vittorio Sgarbi, la notte di Natale del 2014. Si parla anche di una visita del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, ma non ci sono conferme. Alcune delle opere di Di Persio, inoltre, sono state esposte a una mostra all’Expo a Milano.

«Ma da anni», ha ricordato Melilla, «la Soprintendenza per i beni storici e architettonici dell’Abruzzo frappone ostacoli incredibili opponendo il suo diniego alla ristrutturazione di un palazzo rispetto ad un elemento del tutto secondario, il cavedio che insiste all’interno dell’edificio di stile eclettico, costruito nel 1925, di ignoto progettista».

La risposta è arrivata dal sottosegretario Ilaria Borletti. «La Soprintendenza paesaggistica competente», ha rivelato, «aveva segnalato le criticità delle soluzioni proposte, che miravano essenzialmente ad un mero recupero di superfici e aveva suggerito diverse soluzioni tutte disattese». Dopo il secondo progetto presentato, in parte approvato con prescrizioni, Di Persio aveva avanzato ricorso al Tar e i giudici avevano dichiarato illegittimo l’atto della Soprintendenza. Poi, il Consiglio di Stato ha ribaltato tutto. Successivamente, due commissioni della Soprintendenza hanno bocciato tutti i progetti di museo presentati al proprietario, in quanto prevedevano di demolire ottenendo un edificio diverso dall’attuale.

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