Dragaggio, individuati quattro siti a mare per smaltire i fanghi

21 Giugno 2011

Completato il piano di campionamento per riversare in acqua la sabbia e i detriti del porto. Ora manca l'ok dell'Arta. Il Pd attacca: "Dov'è il piano regolatore portuale"

PESCARA. Tre siti a mare, a pochi chilometri dalla linea di costa, e una quarta vasca più a sud. Il piano di campionamento dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) per valutare la possibilità di sversare in acqua la sabbia e i detriti che saranno portati via con le operazioni di dragaggio sarà ufficializzato domani. Venerdì l'Arta effettuerà i prelievi per la caratterizzazione e, in caso di esito positivo, potrà partire l'iter per la liberazione dei fondali del porto. Solo il 4 luglio, invece, arriveranno i risultati dell'Arta sui 53 campionamenti effettuati nella darsena che dovranno certificare la possibilità di smaltire a mare i materiali dragati, in seguito alle verifiche di compatibilità con i siti.

Il cronoprogramma è stato tracciato dal presidente della Provincia Guerino Testa, commissario in pectore per la gestione dell'emergenza porto, durante il consiglio comunale straordinario di ieri pomeriggio. E' la terza assemblea cittadina dall'inizio del 2011 convocata per fare fronte alla grave crisi della marineria e degli operatori commerciali dello scalo cittadino, messi in ginocchio dalle drammatiche condizioni dei fondali del porto.

A chiedere la convocazione urgente del consiglio straordinario è stata l'opposizione, capeggiata da Moreno Di Pietrantonio. «Stiamo parlando di un semplice dragaggio», accusa il capogruppo del Pd, «sono stati sperperati 500 mila euro e solo ora è venuto fuori che bisogna effettuare le analisi sui materiali da smaltire. Dov'è il piano regolatore portuale e quando arrivano i fondi del de minimis e del fermo biologico?».

Al momento l'Arta ha reso noti i risultati parziali delle analisi: 12 campionature su 53, certificando di «non escludere l'immersione a mare dei sedimenti». «Ma ancora oggi», aggiunge Testa, «non possiamo decidere se questa pratica può essere applicata perchè la caratterizzazione è parziale e non è stata verificata la compatibilità con i siti a mare». Pochi i rappresentanti della marineria presenti in sala: l'armatore Riccardo Padovano, il pilota del porto Leonardo Costagliola, l'imprenditore Bruno Santori e la segretaria provinciale dell'Ugl Gianna De Amicis. Assenti gli armatori e i pescatori, impegnati nelle operazioni di pesca.

Approvati due ordini del giorno, uno della maggioranza e uno dell'opposizione, in cui si auspica «in tempi brevissimi» la predisposizione del piano regolatore portuale, la risoluzione dell'emergenza dragaggio e lo stanziamento di un ulteriore fondo da 500 mila euro in aggiunta ai 287 mila euro degli aiuti in regime «de minimis», e di 100 mila euro in più per il fermo biologico.

«I sindaci di oggi stanno ereditando scelte sbagliate fatte 15-20 anni fa», si difende il sindaco Luigi Albore Mascia, «l'ultimo dragaggio del porto canale risale al 2006 ed è mancato nei tre anni sucecssivi. Il fiume ogni anno trascina ben 80 mila metri cubi di materiale nella darsena, materiale che si sedimenta nella diga foranea, tanto che oggi sarebbe necessario un dragaggio tra i 450mila e i 700mila metri cubi solo per ripristinare fondali di 6,50 metri nella darsena commerciale e di 4,50 metri nel porto canale».

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