È il Delfino verde lo stabilimento sequestrato dalla Finanza a Pescara. Cinque indagati per bancarotta

Le indagini hanno ricostruito la storia dello stabilimento dal 1995 al 2021, anno del fallimento. Nel mirino, gli atti di una doppia compravendita finalizzata, per l’accusa, a distrarre i beni dell’azienda
PESCARA. Uno degli stabilimenti balneari più noti del litorale pescarese, “Il Delfino Verde”, finisce sotto sequestro preventivo con provvedimento firmato dal gip Mariacarla Sacco per bancarotta fraudolenta. Un epilogo scontato se si legge la puntuale ricostruzione delle vicissitudini societarie di questo stabilimento fatta dal pm Gabriella De Lucia che aveva già presentato una richiesta di rinvio a giudizio (ancora non definita davanti al gup) per gli stessi nomi che oggi figurano nel provvedimento di sequestro. Gli imputati sono Marisa Crisante, il marito Angelo Di Mario, il rappresentante della società Sea Club,Nino Larivera (una delle diverse società coinvolte in questo vortice di passaggi societari), e poi Gianluca Scutti e Vincenzo Di Cienzo.
La cronistoria ricostruita dal pm va dall’11 aprile ’95 (data di costituzione della Delfino Verde) al 13 aprile 2021, quando veniva pronunciata la sentenza dichiarativa del fallimento della Delfino Verde e del socio Crisante pronunciata dal tribunale di Pescara: una ricostruzione fatta anche grazie al prezioso lavoro della Guardia di finanza e degli uomini del colonnello Giuseppe Lopez . Tutte carte passate al setaccio del consulente della procura che evidenziano dei passaggi singolari, come la vendita di quote dal valore nominale di 408mila euro che passano a Marisa Crisante «che diviene socio unico della Delfino Verde sas per il corrispettivo di 2 euro».
Ma poi il pm taglia la testa al toro e, dopo aver elencato tutti i passaggi sospetti ritenuti irregolari, nella richiesta di sequestro scrive: «Per avere anche un riferimento di massima, in termini monetari, del valore dell’azienda balneare Delfino Verde, piuttosto che il valore decisamente riduttivo della cessione del 9 settembre 2019 pari a 293mila euro, è dirimente la proposta di acquisto formulata da una società terza, la Blue Parrot, per un milione e 700mila euro, proposta che il c.t. del pm ha appreso dalla lettura degli atti del fascicolo. L’assiomatica operazione distrattiva dell’intera azienda posta in essere con l’atto del 9-23 maggio 2019 tra Angelo Di Mario, legale della Manolo srl, e sua moglie Marisa Crisante, legale della Delfino Verde, è quantificabile nel controvalore di 1.700.000 euro, afferente al predetto tentativo negoziale e, per quanto concerne il dettaglio quali-quantitativo, negli elementi sostanziali riscontrabili dagli allegati dell’atto notarile di cui alla successiva alienazione in favore della Sea Club srl».
Insomma, per la procura, questo passaggio «costituirebbe l’epilogo dell’operazione distrattiva compiuta attraverso un duplice passaggio in cui la fase terminale può essere letta come strumentale al compimento della distrazione originaria poi schermata dalla seconda compravendita». Per cui il gip Sacco, «ritenuto che sussiste il concreto “periculum” che la libera disponibilità del complesso balneare Delfino Verde in capo agli imputati possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato stesso, atteso che trattandosi prevalentemente di beni mobili non registrati e comunque cespiti già oggetto di plurime cessioni, particolarmente concreto è il rischio che tali beni possano essere sottratti, discendendo da ciò la necessità e l'esigenza anticipatoria del vincolo cautelare reale... dispone il sequestro preventivo del complesso balneare con relativa concessione demaniale di 16.772 metri quadri e relativi manufatti e accessori (cabine, arenile, bar, ristorante, pizzeria, piscina, chiosco e relative licenze, ombrelloni e sdraio)».